Figli: quelli dei mafiosi imbarazzano non poco, soprattutto se sono incensurati. Angelo Provenzano, figlio del boss Bernardo, si è tirato dietro un coro di critiche dell’antimafia (da Maria Falcone a Beppe Lumia) perché ha deciso di lavorare come “guida turistica”, raccontando la mafia agli americani che arrivano in Sicilia. Il rischio è quello che il suo punto di vista, condizionato dal dna di Bernardo, possa produrre effetti devastanti sulla labile psiche dei sessantenni statunitensi che lo stanno ad ascoltare. In effetti il lavoro di guida turistica è di una enorme responsabilità sociale, specie se tutto ad un tratto i riflettori della stampa nazionale trasformano il figlio di un’antistar in una star. C’è il rischio che adesso i turisti vengano da ogni parte del mondo e non solo dagli USA. Insomma, una vera tragedia per chi da anni cerca di pompare l’economia turistica isolana senza successo. La reputazione di un boss in galera tirerebbe di più che centinaia di milioni di euro spesi negli anni per campagne di comunicazioni istituzionali che hanno ottenuto solo modesti risultati. Qualcuno sta già cercando di ingaggiare il figlio segreto di Matteo Messina Denaro per fare da cicerone tra i tombaroli di Selinunte…
Gianpiero Caldarella