Saggi/ La legalità ambigua
Navarra pubblica un volume che ricama con ironia su scandali e arresti raccontate dalle cronache recenti che confondono i ruoli tra i “buoni” e i “cattivi”
BUSINESS E FINTI PALADINI
UN’ANTIMAFIA DA RIDERE
di Tano Gullo da la Repubblica, edizione Palermo, 5 novembre 2015, pag. XI
Le parcelle degli amministratori dei malloppi sequestrati alla mafia hanno più zeri di quanti sono gli anelli del Divino Otelma, dispensatore di chiacchiere magiche. Per essere ancora più chiari ricorriamo alle parole di un ex prefetto e uomo di punta dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati: «Le espropriazioni che dovrebbero essere riutilizzate a fine sociali, invece, in troppi casi e per troppi anni, sono state considerate dei beni privati sui quali garantirsi un vitalizio». Questo mentre assistiamo al fallimento di circa il 90 per cento di queste ex aziende mafiose. Il timone del business trasparente affidato a veri professionisti, non c”è che dire.
L’inchiesta sul magistrato Silvana Saguto, accusata di una gestione disinvolta dei beni incamerati dallo Stato è la prova di tutto ciò. E tanto per non farsi mancare niente, le cronache ci raccontano di attivisti dell’antimafia in combutta con i boss, di esponenti delle istituzioni, apostoli della “legalità”, che a tempo perso fanno gli estortori, di imprenditori dell’antiracket accusati di spericolatezze gestionali, e chi più ne ha più ne metta. Così la realtà ci restituisce paradossi e smascheramenti che ci fanno apparire dilettanti allo sbaraglio gli sceriffi corrotti dei film western o i ladri gentiluomini di tanta letteratura.
Si intitola “Frammenti di un discorso antimafioso” – parafrasando le riflessioni amorose di Roland Barthes – il “dizionario” di Gianpiero Caldarella, animatore in passato della pluripremiata rivista satirica “I pizzini”, che mette alla gogna vizi pubblici e privati di mafiosi e antimafiosi.
Il libro (edizioni Navarra, 104 pagine, 10 euro) comincia con la A di “amici” e finisce con la Z di “zuffa”: in tutto 56 voci che con il fioretto dell’ironia e con la scimitarra del sarcasmo svela i tanti “re nudi” che arraffano a mani basse nella nostra economia.
Si ride amaro con i personaggi e le brutte trame che fanno piangere la Sicilia e i siciliani. Fendenti che quantomeno ci risarciscono dei bocconi amari che il malaffare fa ingoiare giorno dopo giorno a chi alla legalità attribuisce un valore assoluto, unico binario per evitare il deragliamento della società.

la Repubblica, edizione Palermo, 5 novembre 2015, pag. XI, articolo di Tano Gullo
Non solo, nelle pagine ci sono anche gustose intuizioni e accostamenti che con lo strumento del paradosso ci fanno intravedere scenari diversi di quelli che ci offre l’apparenza immediata. Così i boss vengono considerati gli antesignani di Facebook, mentre i “pizzini” di Provenzano e compagni non sono altro che gli antesignani di quei post it oggi strumento fondamentale di comunicazione familiare, mentre l’Ucciardone -in memoria dei fasti dei tempi in cui i boss detenuti vi facevano la bella vita – si può considerare a pieno titolo precursore dei moderni centri benessere. I graditi ospiti sono stati dirottati in strutture più spartane avviando così un “turismo sociale di sopravvivenza”.
Continua a leggere →