La cera una volta la si trovava dappertutto. Nelle piazze, nei negozi, persino sugli alberi. Tutto era lucido e levigato. Poi tanta gente si convinse che era arrivato il momento di sbarazzarsi delle vecchie scarpe. C’era voglia di nuove suole, tanto lucide e levigate da potersi specchiare, tanto ben fatte da poter calpestare alberi e formiche, alluci e arcobaleni.
Le nuove suole si diffusero velocemente, in pochi seppero resistere a quella scivolosa tentazione di pattinare sulla cera. Una volta che c’era, perché no?
Donne, uomini e pinguini scivolavano lontano lontano e certe volte finivano le loro corse direttamente all’ospedale. Gli infermieri erano diventati pigri e ad ogni sbarco di umanità scivolata facevano la stessa battuta: “tranquillo che ora te le facciamo noi le scarpe!”
Erano diventati tutti così scivolosi da non potersi più fermare dove volevano. Chi voleva andare al panificio si fermava davanti alla farmacia. Chi voleva andare al lavoro si fermava davanti alla prigione. Chi aveva un appuntamento con la fidanzata davanti a un cinema si fermava con la suocera davanti a una chiesa. Guai a voler prender l’autobus che si rischiava di scivolare sul marciapiede e di venire schiacciati da autisti che sembravano impazziti. Perché anche loro avevano le scarpe con la suola nuova e in più non riuscivano a togliere il piede dall’acceleratore.