La riforma della scuola è importante. Ha radici lontane. Prima della ministra Giannini, è stato il tempo della “riformatrice” Moratti e prima ancora ci ha provato Berlinguer. La direzione è tracciata da tempo. Basta vedere cosa è successo nel settore sanità negli ultimi quindici anni per capire cosa diventerà la scuola. Strapotere ai dirigenti (di nomina politica, ma forse un giorno arriveremo a questo eccellente risultato anche nelle scuole) e costi fuori controllo, sanità privata accreditata e iperforaggiata, tariffari pazzi, clientelismo e corruzione. Insomma, business e discrezionalità. Il mondo della sanità porta voti, questo non è un mistero. Il mondo della scuola invece porta pensiero critico e spesso li sottrae i voti. Ecco spiegato forse il motivo di tanto accanimento nel “riformare”. Come se la scuola fosse un riformatorio continuo. Il punto è che la centrifuga riformatrice non cambia solo la forma, ma intacca gravemente la sostanza. E la sostanza è la qualità degli insegnamenti che vengono trasmessi ai ragazzi. Effetto collaterale non calcolato? Sarebbe bello rispondere ingenuamente di sì. Al contrario temo che sia funzionale ad una società due punto zero che questa Repubblica cerca di scimmiottare.
Per chiudere, vorrei postare un editoriale pubblicato ben 10 anni fa, nell’ottobre 2005, sul mensile di satira Pizzino, dove un boss della mafia spiegava dal suo punto di vista perché la riforma della scuola era cosa buona e giusta. Un testo ancora attuale? Giudicate da soli:
“Voscienza ‘bbenedica, Vuatri e Nuatri per questa mesata parleremo di un affare veramente istruttivo: il futuro dei nostri picciottelli. Se non li vogliamo fare crescere rammolliti, la scuola ce la dobbiamo fare Nuatri. Continua a leggere