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Il nuovo “Tabbobbio” di Isnello 

Il volto di Isnello sarà presto impreziosito da un nuovo avveniristico edificio che nascerà nella piazza principale del gagliardo paese madonita, dove al momento ha sede l’ufficio postale. 

L’annuncio, in pompa magna, è stato diramato il 20 marzo sui canali social del Comune e del Sindaco diffondendosi ben presto per cielo, per terra e per mare. Anche dalle costellazioni di Pegaso ed Orione sono arrivati scroscianti applausi per le forme affusolate del manufatto.

Il progetto esecutivo è stato approvato dalla Giunta Municipale l’11 marzo nella sala delle adunanze della gloriosa Casa Comunale e prevede una spesa di appena 994 mila euro.

In pratica pochi spiccioli, quisquiglie, bazzecole se rapportate alle poderose economie del borgo madonita e ai passi da gigante che la comunità farà dopo il decollo di questa struttura. 

Al suo interno, vi sarà un infopoint e con teutonica precisione frotte di visitatori saranno accolti a braccia aperte e a lingua sciolta. Le informazioni saranno infatti fornite nella lingua madre del borgo, ma anche in inglese, francese, tedesco, giapponese, mandarino e arancia di Scillato.  

All’interno della monumentale opera verrà collocato anche il museo “Trame di filo” che con un adeguato gioco di specchi potrebbe diventare l’inizio del labirinto da cui si dipartiranno i percorsi che tutto il mondo ci invidia, come il sentiero dei pianeti con tanto di tute da astronauta usa e getta che verranno fornite in dotazione agli impavidi nipoti di Neil Armstrong.

Nella giornate speciali riecheggeranno nel borgo le note dell’artiglieria pesante della musica, cioè gli organi delle chiese, le cui canne, lucidate come intrepidi cannoni, spicchiolieranno nella volta celeste, e se non sarà celeste, ci damu una tinciuta, che una botta di colore non guasta mai.

Sono tanti gli eroi accorsi da tutta Italia che hanno dato vita e animeranno questo mirabolante spazio le cui meraviglie saranno presto note da Pachino a Pechino.

I cittadini residenti scalpitano nell’attesa della demolizione dell’ufficio postale, incuranti della strada che dovranno fare per ritirare la pensione e alcuni di loro già sbavano immaginando di mummiare le numerose fanciulle e ragazzoni che affolleranno questo nuovo magico edificio.

Se c’è un peccato commesso dall’amministrazione nel prospettare questo nuovo paradisiaco scenario, è stato quello di battezzarlo “ITINERA”, un nome troppo modesto per cotanto progetto.

Sono già in molti quelli che a gran voce chiedono che sul maestoso prospetto che abbellirà la piazza compaia la scritta “TABBOBBIO”, che meglio rappresenta le virtù dell’opera e le ambizioni di un’amministrazione e della sua gloriosa comunità.

Se anche tu immagini che il nome “TABBOBBIO” rappresenti meglio lo spirito di questo futuristico manufatto aderisci all’adamantina campagna: “Un TABBOBBIO è per sempre”.

Pronospera e agliastri!

Gianpiero Caldarella

Maggio 2005, il primo “Pizzino”

Oggi è l’ultimo giorno di maggio 2015. Stasera potremo strappare un’altra pagina del calendario. Ci ho pensato prima di scrivere questo post, non mi piacciono le ricorrenze e gli anniversari, ma era l’ultimo giorno a disposizione e così ho deciso di “ricordare” Pizzino. Sì, perché nel maggio 2005 veniva pubblicato il primo numero della rivista di satira “Pizzino”, sottotitolo “Un mese di satira, spamming con sarde e affucanotizie”.

Una rivista in qualche modo nuova, per taglio editoriale, formato, contenuti, e grafica, curata dall’ottimo Leonardo Vaccaro. Oltre a me e Leonardo, a progettare ed iniziare quell’avventura c’era anche Francesco Di Pasquale. Un trio di trentenni squattrinati e senza nessuna voglia di arricchirsi. Nei due anni e passa in cui siamo andati avanti (l’ultimo numero risale all’estate 2007), la rivista si è fatta conoscere in Italia e in Europa, non ha mai ricevuto un euro di pubblicità o di sovvenzioni e ha riunito attorno a sé alcune delle migliori matite e penne di questo sgangherato paese. Dentro Pizzino si sono trovati, tra gli altri, Mauro Biani, Massimo Bucchi, Andrea Camilleri, Nicola Cavallaro, Gianluca Costantini, Sebino Dispenza, Giorgio Franzaroli, Valeria Fici, Massimo Gariano, Kanjano e Ferro, Alfonso Leto, Sergio Nazzaro, Antonio Norato, Johnny Palomba, Marco Pinna, Filippo Ricca, Giacomo Sferlazzo, Sergio Staino, Vincino …

Insomma, è stata una bella avventura, nel nostro piccolo abbiamo dato una spinta a quell’editoria satirica che in Italia era agonizzante (unico a resistere era il Vernacoliere dell’ottimo Mario Cardinali), dalle nostre ceneri è poi nato il settimanale satirico Emme, pubblicato dall’Unità. Insomma, per 4 o 5 anni almeno, come gruppo abbiamo cercato di dare una possibilità alla satira su carta e al pensiero critico non politicamente corretto. Con Pizzino poi abbiamo vinto un po’ di premi, compresa la 34° edizione del premio internazionale di Forte dei Marmi nel 2006, come migliore rivista satirica pubblicata in Italia. Una cosa che non era mai successa per una rivista siciliana. La motivazione era questa: “Una risata li seppellirà? Forse no, ma se il pizzo e i pizzini dei boss finiranno nel dimenticatoio un po’ di merito l’avranno anche quelli di Pizzino, rivista palermitana di satira che affronta a spron battuto temi caldissimi, soprattutto per la Sicilia. E lo fa con la convinzione che solo suscitando indignazione e rabbia si possa rompere ogni tabù, e guardare ad un futuro migliore. Senza banalizzare, senza usare perifrasi, e senza paura”. La giuria, della quale faceva parte anche il grande Edmondo Berselli, ha sicuramente esagerato. Non credo che Pizzino possa avere avuto dei meriti, la mafia è ancora fortissima anche se non si parla quasi più di pizzini e se si sono fatti enormi passi avanti nella lotta contro il pizzo. In fondo era solo un’operazione culturale non assistita da denaro pubblico o sponsor privati, senza padrini né padroni. Praticamente un’eresia ambulante. Non è un caso che i quotidiani e i “grandi” media siciliani evitavano di parlarne, ricordo addirittura un giornalista che mi disse papale papale che loro seguivano “un’altra linea”. Però i nazionali e all’estero ne parlavano (l’articolo pubblicato su “Lo specchio de La Stampa” è una delle testimonianze).

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Qualche libreria a Palermo e non solo a distanza di anni teneva ancora qualche poster attaccato alle pareti. Di tanto in tanto c’è chi chiede che l’esperienza venga ripresa o che si faccia un volume per il decennale. Ho forti dubbi. Se Pizzino è finito nel dimenticatoio un motivo ci sarà ed bene che sia così. In fondo ha fatto il suo sporco lavoro. O no?

Gianpiero Caldarella

I miei figli proprio no (Sondaggio)

“Ho conosciuto che cosa è la xxx e il male che ti porta addosso. Escludo che qualcuno dei miei figli possa scendere in xxx. La mia famiglia ha già dato e ha dato tanto.”

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Facciamo le cose facili. Ecco il suggerimento: “xxx” potrebbe significare “mafia” oppure “politica”. Decidete voi. A questo punto, vediamo se indovinate chi ha pronunciato questa frase:

 

Expo: Sicilia ballerina

La presenza di Nino u’ Ballerinu, maestro dello street-food palermitano, al cluster Bio-Mediterraneo dell’Expo ha risollevato il morale dello sgangherato padiglione Sicilia. Pani ca’ meusa, panelle e crocchè sono riuscite là dove mesi di programmazione e milioni di euro hanno fallito. Bravo Nino!

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Finalmente qualcuno che sa comunicare, come vorrebbe il governatore Crocetta. La realtà è che se avessero fatto a gestire a Nino u’ Ballerino l’intero padiglione Sicilia fin dall’inizio sarebbe stato un successo e chissà, magari avremmo pure risparmiato sulla bolletta della luce.

Gianpiero Caldarella

Le giornate della memoria e quelle dell’oblio.

23 anni fa, il 23 maggio 1992 veniva ucciso Giovanni Falcone. Quello fu il giorno della sua morte fisica, ma in realtà non era la prima volta che lo uccidevano. Ma quello che accadde prima del 23 maggio ’92, difficilmente viene ricordato nelle “giornate della memoria”. E così diventa sempre più pressante il bisogno di organizzare delle “giornate dell’oblio”.

Vendetta: anche la mafia conosce le sue “giornate della memoria”. Sono proprio quelli i giorni in cui regola i conti col passato. Tommaso Buscetta ne sapeva qualcosa, dato che a lui uccisero ben dodici familiari, tra cui due figli, un fratello, quattro nipoti, un genero e un cognato. La sua colpa? Quella di aver collaborato col giudice Falcone. Ma dato che la mafia, come già detto, è “un’organizzazione criminale a partecipazione statale”, anche Falcone prima di essere ucciso con la moglie e la scorta, era stato vittima di una “vendetta” che lo aveva visto perdente nella corsa per la guida dell’Ufficio Istruzione di Palermo, ruolo precedentemente occupato dal giudice Caponnetto. Era il 1988 e il Consiglio superiore della magistratura (Csm) gli preferì il giudice Meli. La sua colpa? Ufficialmente quella di essere troppo giovane rispetto al suo concorrente in quanto ad anzianità di servizio. Erano in molti comunque a pensare che Falcone stava pagando per la sua determinazione a combattere la mafia, per i risultati ottenuti e forse anche per il fatto di aver convinto Buscetta a collaborare.

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Frammenti di un discorso antimafioso (V/2)

Vittime: più facile arrivare all’unificazione dei corpi di polizia che all’omogeneità di trattamento per le vittime di mafia. Ci sono quelle di serie A, di serie B e persino quelle che giocano in terza categoria con le pezze al culo. L’arbitro, come da regolamento, veste sempre di nero, sotto un lungo cappotto in cachemire. Diversamente dagli eroi, le vittime di mafia non hanno mai goduto di eccessiva considerazione da parte del cittadino medio che praticamente li sconosce. Provate a chiedere in giro chi era Epifanio Li Puma. La risposta sarà più o meno questa: “Li Puma, Li Puma, questo nome mi ricorda qualcosa. Ha a che fare con le scarpe da tennis? Ho indovinato?”. Le vittime di mafia in Italia sono tantissime, centinaia, migliaia, più del numero dei santi riprodotti nelle immaginette sacre in vendita sotto il porticato del Duomo di Monreale, con la differenza che a loro non è dedicato nemmeno un giorno sul calendario. Niente che somigli vagamente al 4 novembre, giorno in cui lo Stato onora i caduti in guerra, forse perché non si è mai sentito in guerra con la mafia o forse perché in fondo sa che la mafia e le sue vittime sono qualcosa di più antico dell’Unità d’Italia. Quindi, perché preoccuparsene? In effetti, per trovare una delle prime vittime eccellenti bisogna risalire fino al 3 marzo 1861, solo due settimane prima della proclamazione del regno d’Italia, quando a cadere a Santa Margherita Belice, fu Montalbano. No, non il commissario ideato da Andrea Camilleri…

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Frammenti di un discorso antimafioso (V/1)

Vaccino: quello contro la mafia è un mito simile a quello della pietra filosofale, con la differenza che quest’ultima avrebbe dovuto trasformare la materia in oro, mentre il vaccino in questione dovrebbe trasformare le merde in uomini. In fondo è il sogno di tutti gli antimafiosi: eliminare il male alla radice, una volta per tutte. Purtroppo, se mai esisterà veramente un vaccino contro la mafia, non sarà certo distribuito a gratis e con ogni probabilità sarà prodotto da una multinazionale farmaceutica che agirà secondo logiche di tipo mafioso. Eppure la mafia, come la peggiore delle malattie contagiose continua ad essere combattuta con cure -come il sequestro dei beni, il carcere duro, le leggi speciali…- che sono efficaci solo nel breve periodo, finché il virus si trasforma e ci si accorge che nuovi ceppi della malattia sono in circolazione. Neanche l’aids o ebola hanno meritato le stesse attenzioni e gli stessi studi per così tanto tempo, eppure la mafia sta ancora lì e secondo illustri studiosi…

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Frammenti di un discorso antimafioso (U)

Uccidere: effetto collaterale dell’estate ben raccontato dal ministro Angelino Alfano che alla fine del 2011 firma il suo primo capolavoro letterario: “La mafia uccide d’estate”, edito da Mondadori. E tutti lì a chiedersi quando sarebbe uscito il seguito: “La mafia uccide d’inverno”, o se “La mafia uccide in autunno” sarebbe uscito prima o dopo de “La mafia uccide a primavera”. Insomma, il Paese era nel caos e non sapeva se doveva aspettarsi una nuova saga letteraria, tipo “Il Signore degli Anelli” o se la fatica intellettuale del ministro poteva considerarsi conclusa dopo la vittoria alla sagra del libro di Carrapipi.

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Per fortuna, esattamente due anni dopo, il conduttore televisivo Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, mette un punto fermo sulla questione firmando il suo primo capolavoro cinematografico: “La mafia uccide solo d’estate”. Solo d’estate! È chiaro? In un colpo solo vengono stroncate le ambizioni letterarie del ministro e soddisfatte le curiosità morbose degli italiani. Chi ha voglia di ripercorrere tutte le quattro stagioni è costretto a rifugiarsi nell’ascolto del solito Vivaldi. E così il libro di Alfano rimase semisconosciuto…

Ufficiale: forma di verità biodegradabile. La verità ufficiale, quando è applicata a processi di ricostruzione storica dei fatti di mafia è spesso soggetta ad essere degradata a verità sottufficiale, cioè con molti punti oscuri o incongruenze e infine a verità congedata con disonore….

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Frammenti di un discorso antimafioso (T)

Trattativa: rinnovo degli accordi prematrimoniali fra Stato e mafia. Spesso i termini di questi accordi, specie quando riguardano grandi personalità dello star-system, rimangono oscuri al grande pubblico, eppure da più di 50 anni questo tipo di accordi funzionano a meraviglia. Basti pensare ai 170 articoli del contratto prematrimoniale che legò Jacqueline Kennedy ad Aristotele Onassis nel 1968. Per Jacqueline erano previsti 20 milioni di dollari di anticipo, prima del fatidico sì e un risarcimento di 9,6 milioni di dollari in caso di tradimento, divorzio o morte del marito. Tutto era regolato a monte, anche il sesso: non meno di una volta al mese, non più di tre. Al confronto, le poche condizioni dettate dalla mafia nel “papello” erano una cosa molto naif …

Terremoto: ogni qualvolta vengono arrestati decine di mafiosi con una grossa operazione di polizia, i giornali descrivono questo successo per lo Stato come “un terremoto” o un “terremoto giudiziario” o nei casi più eclatanti un “terremoto politico-giudiziario”. Quasi sempre ci ritroviamo a che fare con un “mafia in ginocchio”. Che poi puntualmente si rialza nel silenzio generale, dopo aver terminato quella che è la sua preghiera, il suo momento di meditazione. E così, i terremoti si succedono l’uno dopo l’altro, come se la lotta alla mafia fosse solo una questione di numeri…

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Ciucci-Style, l’uomo del Ponte (+ Pizzino n.2)

A ponte sullo stretto

L’Ingegno Italico ha primeggiato ancora una volta. Oggi, mercoledì 10 luglio 2015, tutti gli Italiani, di cielo, di terra e di mare, possono dirsi fieri di trovarsi “A Ponte sullo Stretto” e per questa l47esima inaugurazione siamo certi che la pietra riuscirà finalmente a mettersi in posa. Per fare Grandi Opere ci vogliono Grandi Tasse e ora come allora noi ci giochiamo tutto sul prestigio. Esattamente 10 anni fa Vi invitammo a destinare l’otto per mille a questo nuovo tabernacolo: oggi la vostra Grande Fede vi ha premiato. Al primo rullare delle betoniere anche gli Oppositori più incalliti smettevano di remare contro: saldi come piloni e cementificati dalla fede, si immolavano alla causa facendoci risparmiare financo sui materiali. E se dovesse crollare lo daremo in subaffitto agli abitanti di Atlantide. Il popolo va preso per il popo’…(applausi)

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Pila. e. Ponte. (Pilastrati per il Ponte)

da “Pizzino”, n.2, giugno 2005

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P.s.: Complimenti vivissimi a Pietro Ciucci, futuro ex direttore dell’Anas. Ce l’ha fatta a passare alla storia come “l’Uomo del Ponte”. No, non proprio il ponte sullo Stretto, che ha promosso per 12 anni (2002-2013) come Amministratore delegato della costosissima “Società Stretto di Messina”, ma piuttosto per i crolli del ponte “Scorciavacche” sulla Palermo-Agrigento a poco più di una settimana dall’inaugurazione o del recente cedimento di un pilone del ponte “Himera” sull’autostrada Palermo-Catania.

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