Un vaccino per Report

Report e quel poco di libera informazione di inchiesta che rimane Italia sono visti da buona parte della politica e dalla grande industria (praticamente una coppia di fatto) come un pericolo da eliminare. Magari con un vaccino. Che poi ne esiste già più di uno: le querele milionarie per diffamazione, la censura di stato, e le puntate “riparatorie”. Che poi già il solo fatto di parlare di puntate “riparatorie” ci sposta sul delicato terreno nella fede, là dove dare la notizia è peccato, ricoprirsi il capo di veline ministeriali è segno del pentimento, non essere cacciati a pedate è segno del perdono.

Tutto è bene quel che finisce bene, ma in questa storia rimane qualcosa, un senso di colpa permanente che vorrebbero inculcare a quei giornalisti che cercano di far bene il proprio lavoro, assumendosene i rischi e con onestà intellettuale, sapendo che si può sbagliare ogni tanto, qualche fonte può essere meno “limpida” di quel che sembrava (succede anche alle procure), qualche tono può essere sopra le righe. Chi per mestiere racconta i fatti sa che non esiste la “clausola” di infallibilità, quella ce l’ha solo il papa. E così il senso di colpa spesso si traduce nel peggiore dei mali per chi esercita la professione di giornalista. Quel male si chiama “autocensura”. Quel male per i poteri forti è il più potente dei vaccini.

Gianpiero Caldarella

Isnello e il diritto alla parola

A Isnello se non sei candidato non hai diritto alla parola”.

“Fatti ‘a lista e parri !!!! “

-Era più o meno questo il succo di uno degli interventi dal pubblico, che sono venuti fuori sabato 8 aprile, nell’assemblea cittadina che si è tenuta al Centro sociale, in occasione della presentazione del progetto: “Autonomia e Trasparenza”.

-Un “insolito” incontro per la comunità di Isnello, visto che di fatto non si presentava nessun candidato sindaco e nessuna lista.

Un incontro molto partecipato, ma soprattutto un incontro corale, dove tutti quelli che erano dietro al tavolo hanno preso la parola, si sono divisi il tempo, pur avendo idee e provenienze diverse. Una questione di metodo, e anche se può sembrare un dettaglio, questa evidenza si scontra con una realtà a cui siamo abituati da tempo e cioè, che ci debba essere un “salvatore della patria” che parla per tutti e a cui si affida tutto.

-Più persone, anche tra il pubblico, hanno esposto le loro idee sull’identità di questa comunità che negli ultimi trent’anni ha sperato in uno sviluppo che fosse legato all’istituzione del Parco delle Madonie, al Turismo e che ha visto disattese molte delle promesse e delle aspettative di un tempo.

-Oggi buona parte di questa comunità spera nel Parco Astronomico, come volano per uno sviluppo turistico del paese. Il rischio che l’opportunità si trasformi in illusione è però dietro l’angolo. Non è una questione di disfattismo o di realismo, piuttosto un sano atteggiamento di prevenzione del danno.

Ci sono tanti possibili modi per legare il Parco Astronomico al centro abitato ed alcuni di questi sono stati esposti durante la serata. Principalmente è stata sottolineata l’importanza, che le due istituzioni, si pongano in un’ottica di collaborazione e di crescita reciproca e non di subordinazione.

-Il Comune non è una succursale del Parco Astronomico. Se un domani dovessero esserci visioni diverse rispetto alle possibilità di fare qualcosa insieme, o sul numero di impiegati comunali da destinare al P.A. (perché, giusto per fare un esempio, magari servirà qualcuno per tenere aperto un ufficio turistico) o per qualunque altra divergenza possa nascere, sarebbe bene iniziare con un confronto franco e senza ipoteche. Per questo l’Autonomia oggi ha un gran valore.

-Ma l’azione più difficile è quella di dare alla comunità un punto di vista diverso e stimolare un cambiamento di atteggiamento, ammettendo fin dal principio che ognuno di noi, compreso chi scrive, non ha fatto abbastanza finora. Ragion per cui qualcuno ha fatto troppo e a qualcun altro non è stato permesso di fare nulla.

-La competenza dell’uomo solo al comando si è rivelata un’arma a doppio taglio, perché se qualcuno sa troppo di più rispetto a chi gli sta accanto e non trasferisce nel tempo le sue competenze, anche per assicurare un ricambio generazionale, allora il concetto di partecipazione e di trasparenza vanno a farsi benedire e il tutto diventa una questione di tecnicismi e di percorsi obbligati. La storia recente delle istituzioni europee insegna qualcosa, forse più di una citazione di Aldo Moro.

“È la democrazia, bellezza…!!”

“Ci vogliono i numeri…!!”

-Ma i numeri da soli – e lo dimostra la storia di questa comunità -, non hanno portato sviluppo, crescita economica e culturale, ma arroccamento attorno alle famiglie, emigrazione e una scarsa propensione al confronto, associata a una poca capacità di fare autocritica. Da lì bisognerebbe ripartire.

-In molti addossano la responsabilità di tutto questo, in modo molto facile, all’attuale sindaco che sicuramente ha le sue responsabilità, ma qui le parti in gioco sono state e sono almeno tre: 1) il sindaco, 2) gli amministratori -cioè i consiglieri e gli assessori-, 3) la popolazione, tutta. Continua a leggere