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Isnello e il bando borghi. Il Medioevo della democrazia

L’ANTEFATTO

Isnello nella primavera del 2022 è stato fra i comuni vincitori del cosiddetto “Bando Borghi”, promosso dal Ministero della Cultura per valorizzare i piccoli Comuni, dandogli un’opportunità di resistere allo spopolamento. Hanno partecipato molti piccoli comuni, e nel comprensorio, oltre ad Isnello, i progetti selezionati sono stati quelli dei Comuni di Gratteri, San Mauro Castelverde e Polizzi Generosa.  

LE CIFRE

Il Comune di Isnello è stato risultato assegnatario di € 1.344.000 per il bando che serviranno per la demolizione dell’edificio delle poste nella centrale Piazza Mazzini e la costruzione di un nuovo edificio polivalente, per un importo che sfiora il milione di euro e servirà come infopoint, sede del museo Trame di Filo e lì verrà trasferita una sezione della biblioteca comunale.

L’immagine dell’edificio che sorgerà in Piazza Mazzini, da molti ormai conosciuto come “tabbobbio”

La restante parte del finanziamento (circa  350 mila euro) verrà usata per avviare progetti di rigenerazione urbana (ricordiamo che il fine ultimo è il contrasto allo spopolamento) con quasi una decina di partner che hanno firmato dei protocolli d’intesa con il Comune. Gli unici partner che si sono fatti avanti ad Isnello dopo la pubblicazione dell’avviso da parte del Comune sono, la Pro Loco (destinataria secondo il protocollo di intesa di 40 mila euro) e la Fondazione Gal Hassin (59 mila euro). Altri partner sono l’Ente Parco delle Madonie come partner istituzionale, Le Vie dei Tesori (29mila euro), Southworking (43 mila euro), Jacopo Fo srl (42 mila euro), la T Global (36mila euro), la EU Consulting (30mila euro), Mercadante srl (19 mila euro) e Associazione Lympha (50 mila euro). Quest’ultima è l’unica che dovrebbe cofinanziare con cinquemila euro l’azione proposta, tutti gli altri soggetti non hanno impegnato nessun euro. Certo, assisteremo a dei bei concerti, seminari di filosofia, brillanti post sul sito de Le Vie dei Tesori, ma cosa resterà alla fine alla comunità? La finta Stonehenge di Jacopo Fo, qualche schermo con alzata elettrica per il Gal Hassin, ma in che modo la comunità potrà crescere se non è stata considerata nella sua interezza come protagonista e non è stata coinvolta fin dall’inizio in questo processo di rigenerazione? Nella migliore della ipotesi noi isnellesi saremo bravi spettatori di questo spettacolo, nella peggiore saremo come gli indiani d’America, costretti a chinarsi il capo nel ringraziare per le luccicanti perline portate in dono dai colonizzatori, che vengono sempre presentati come benefattori e non come abili soggetti che fanno impresa e per fare questo bisogna essere sempre attenti a non parlare di cifre.

A queste somme bisogna aggiungere la cifra di 645.664 euro che saranno utilizzati in favore di imprese esistenti sul territorio o che dovranno nascere, attraverso la partecipazione a un bando, promosso sempre dal Ministero dal Cultura, che si è aperto l’8 giugno e si chiuderà l’11 settembre.

Un bando molto vantaggioso perché prevede contributi fino a 75mila euro a fondo perduto al 90% e nel caso di nuove imprese con prevalenza giovanile o femminile fino al 100%.

A conti fatti, stiamo parlando di circa due milioni di euro che si muoveranno a breve sul territorio.

IL FATTO

Venerdì 30 giugno alle 17 presso il Centro Sociale di Isnello, il Comune organizza un incontro-conferenza per parlare di questo bando destinato alle imprese. Tra gli interventi previsti quelli del sindaco di Isnello Marcello Catanzaro, e del suo assessore Luciana Cusimano, del Project Manager della EU Consulting Rosario Genchi, del presedente della Commissione lavoro dell’ARS Fabrizio Ferrara, del sindaco di Collesano Tiziana Cascio, del Sindaco di Castelbuono Mario Cicero, del Commissario del Parco delle Madonie Totò Caltagirone, e del dottor Antonio Tumminello come rappresentante della Tumminello srl.

La locandina della conferenza

La qualità degli interventi è pregevole anche se le belle parole poco o nulla hanno a che fare con la “ciccia”, cioè su come è realizzato il bando, chi vi può partecipare, per fare cosa ecce cc. Per arrivare a quello bisogna aspettare le ore 19 con l’intervento del dott. Genchi della EU Consulting (società che si occupa di progettazione per bandi pubblici ed oltre ad essere partner del progetto l’ha anche redatto per conto del Comune di Isnello ed è stata per questo liquidata nell’aprile del 2022).

Dopo qualche domanda da parte del pubblico, interviene il capogruppo di minoranza in Consiglio Comunale ad Isnello, Gianpiero Caldarella, ponendo anzitutto all’attenzione della platea e dei pochi relatori rimasti (il sindaco Catanzaro cortesemente si allontana non appena interviene il consigliere di opposizione) la questione della tempistica. Infatti sono passati già 22 giorni dalla pubblicazione del bando e questo è il primo incontro pubblico che si realizza. L’11 settembre è alle porte e nel mese di agosto non è esattamente facile ottenere preventivi o confrontarsi con esperti. Inoltre, dato che nel corso della conferenza è stata data notizia anche di un altro avviso relativo a tre progetti che saranno seguiti gratuitamente dalla EU Consulting, se risulteranno vincitori di un bando promosso dal Comune che si chiude il 14 luglio, allora la retorica del “ci vuole una settimana” non è esattamente calzante. Ma soprattutto il consigliere Caldarella fa riferimento al fatto che il bando borghi nasce per mettere in rete le esperienze e i saperi presenti ad Isnello ed è già successo che per quanto riguarda i partner selezionati nel marzo 2022, tra la pubblicazione dell’avviso da parte del Comune, le manifestazioni di interesse da parte dei soggetti selezionati (che spiegavano in cosa consisteva l’azione che proponevano e quanto sarebbe costata, ma non abbiamo evidenza di nessun momento di selezione delle proposte giunte al Comune) e la firma dei protocolli d’intesa NON C’È STATO NESSUN INCONTRO PUBBLICO CHE STIMOLASSE LE REALTÀ CULTURALI E ASSOCIATIVE DI ISNELLO A PARTECIPARE. Ragion per cui chi conosce le dinamiche di Isnello può capire come mai hanno partecipato solo la Pro Loco e la Fondazione Gal Hassin. Da parte nostra siamo convinti che solo il massimo grado di coinvolgimento e di partecipazione della comunità locale può dare dei frutti duraturi. Per questo il consigliere Caldarella ha cercato di mettere in guardia l’amministrazione dal non commettere gli stessi errori, anche perché in quest’ultimo anno le associazioni di categoria a Isnello (artigiani, commercianti, allevatori…) non sono mai state coinvolte o chiamate a partecipare ad incontri, anche in vista di questo bando.

Un’altra considerazione fatta dal consigliere Caldarella è quella relativa al bando sulle imprese che dovrebbe prevedere una premialità, cioè dei punti destinati alle aziende all’interno delle quali sono presenti dei residenti nel comune di Isnello. Il Consigliere viene immediatamente smentito dal Dott. Genchi che afferma che questo tipo di premialità non c’è. In realtà il bando del Ministero della Cultura lo prevede e alla fine della conferenza il Consigliere Caldarella lo fa notare al Dottore Genchi che ammette in buona fede la svista che lo ha portato a rispondere in modo errato.

Un estratto dai criteri di valutazione del bando dove si parla di premialità per i residenti

E sempre a proposito di partecipazione della comunità locale, è stato fatto notare al Dott. Genchi che l’invito a partecipare alla conferenza è arrivato al presidente del Consiglio Comunale di Castelbuono e ai consiglieri, quasi sicuramente anche a quelli di Collesano, ma non ai consiglieri comunali di Isnello, che dovrebbero essere quelli maggiormente coinvolti dall’iniziativa.

Il Dott. Genchi ha risposto che da parte loro l’invito al Comune è stato spedito. Evidentemente, per l’ennesima volta, dentro il Comune di Isnello c’è qualcuno che tende a non trasmettere, a limitare la partecipazione, ad “oscurare il cielo” per usare termini cari a certi interpreti della democrazia che mal sopportano le critiche, il ruolo della stampa e quello delle minoranze. Del resto in questo caso si parlava di borghi e Montesquieu nel Medioevo non era ancora nato.

A questo punto è iniziato il patatrac, nel senso che il consigliere Caldarella, dopo appena tre minuti dall’inizio del suo intervento, è stato interrotto più volte dal pubblico (spesso ignaro e felice di poter sentire solo una campana) limitando di fatto il suo diritto di espressione e anche il diritto di rappresentanza, trattandosi di un evento organizzato dal Comune in cui egli ricopre il ruolo di consigliere.

Nonostante le altre interruzioni riesce a fatica parlare per altri quattro minuti dopodichè il sindaco, conclude la seduta dicendo che questo è un incontro tecnico, di non fare “polemiche inutili” e che se è il caso l’aspetto politico di questo percorso sarà affrontato in Consiglio Comunale. Ora, già l’utilizzo dell’espressione “polemiche inutili” è indice della considerazione che si ha per le minoranze e per il rispetto delle regole minime della democrazia (come la trasmissione degli atti, la trasparenza e il confronto), in più parlare di un “incontro tecnico” dopo due ore di excursus politici sulle buone intenzioni che animano il comprensorio appare come una bella parola priva di sostanza.

In realtà la sostanza potrebbe essere quella che si teme di non poter sfruttare a pieno i finanziamenti messi a disposizione dal Ministero e per questo si è cercato di coinvolgere anche Castelbuono e Collesano. Un buon affare per tutti, insomma. Cosa giusta, se non apparisse come un chiaro segnale che noi isnellesi non meritiamo tutti di essere coinvolti per tempo (magari qualcuno sì) ed essere informati a dovere, ma solo a cose fatte o quasi. Il copione si ripete, la sceneggiata della concordia del comprensorio funziona, ma solo per le feste comandate.

 Il fatto che se ne parlerà in Consiglio Comunale (dove qualche membro della maggioranza ha in più occasioni cercato di limitare i tempi della discussione dicendo che “in Consiglio si producono atti, non si fa campagna elettorale”) non è certo un rimedio efficace dopo tutto questo tempo sprecato.

E a proposito di Consiglio Comunale, dato che l’On. Ferrara parlava di “turismo delle radici” e di ritorno nei territori dei cittadini emigrati, è bene ricordare che gli isnellesi che vivono fuori non possono neanche seguire il Consiglio Comunale in diretta streaming perché la maggioranza ha bocciato questa proposta. Del resto la diretta streaming dei Consigli non c’era neanche nel Medioevo.

IL SEQUEL

Come se non bastasse, qualche ora dopo la fine della conferenza, quello che era il sindaco di Collesano fino a un mese fa, Giovanni Battista Meli, sulla sua bacheca Facebook pubblica un post in cui stigmatizza il comportamento del consigliere Caldarella paragonandolo ad una “nuvola fastidiosa” che per fortuna “passa veloce..oscura, disturba per qualche minuto.. poi fortunatamente va sempre via in fretta e il sole può così ritornare a splendere..”.

E aggiunge: “È triste e difficile prendere coscienza della realtà.. quella nuvola infatti rappresenta una parte importante del vostro Consiglio Comunale.

Ritengo infatti che indipendentemente dai ruoli diversi previsti.. i rappresentanti istituzionali in queste rare occasioni, dovrebbero sempre apparire uniti, compatti, dando priorità assoluta anche alla forma…nell’interesse esclusivo della comunità rappresentata.

Vorrei dire anche a questo signore.. non ricordo nemmeno il suo nome.. che ipotizzare interventi imprenditoriali realizzati soltanto da chi ha la residenza comunale…chiude le porte ai confini locali di un paese bellissimo che al contrario ha bisogno di aprire l’orizzonte, accogliendo con entusiasmo nuovi stimoli e nuova imprenditorialità..

Avere al contrario questa visione così chiusa, cupa e limitata nelle prospettive future è veramente preoccupante e molto triste.

Cosi facendo si ostacola la prospettiva di crescita,lo sviluppo e inevitabilmente ci si isola, allontanando i giovani dal nostro territorio.”

Replicare all’ex sindaco di Collesano non è difficile una volta che si conoscono i fatti e lo si può fare anche tra virgolette: “Al Sig. Giovanni Battista Meli, che non ho nessuna intenzione di privare di un nome e di un cognome, al contrario di quanto fa lui con l’eleganza che lo contraddistingue, vorrei ricordare che l’oscurità e l’opacità sono caratteristiche delle amministrazioni che considerano la trasparenza solo un pericoloso fastidio e qui eravamo in presenza non solo di un’omissione (l’invito non trasmesso) che ledeva i diritti della minoranza, cioè di una parte consistente della comunità, ma anche di un percorso progettuale monco rispetto alla partecipazione degli attori locali. Inoltre, rispetto all’affermazione “ipotizzare interventi imprenditoriali realizzati soltanto da chi ha la residenza comunale”, va detto che questa è una sua invenzione che non sta né in cielo né in terra, forse è il frutto di un sogno tra le nuvole mentre percorreva la funivia che dovrebbe collegare Campofelice a Piano Battaglia.

Personalmente ho parlato della possibilità che ci fosse una premialità per i cittadini residenti a Isnello, cosa che di fatto è vera, così come prevista nei criteri di valutazione del Ministero della Cultura. Quindi ad avere una visione chiusa, cupa, limitata, preoccupante e triste sarebbe il Ministero che ha finanziato il progetto del Comune di Isnello. Ma lei non poteva saperlo, le bastava apostrofare un rappresentante della comunità, magari per strappare un like al sindaco di Isnello, a qualche Assessore e Consigliere, al Presidente del Consiglio. Questi ultimi, piuttosto che prodigarsi per stimolare la partecipazione, o per difendere l’onorabilità del Consiglio Comunale, hanno dato un’ulteriore dimostrazione di come sia molto più facile cercare un capro espiatorio, perché se i progetti non vanno in porto non è perché non si lavora bene, ma perché l’opposizione dice la sua e non applaude quando parla il Sindaco. La democrazia è un’altra cosa, Signor Meli. I borghi passano, come è passato il Medioevo, e come passano i like, ma i paesi restano e non tutti si piegano alla logica del più forte, dei novelli Batman che combattono le tenebre che hanno in testa.”                                                                                              

Gianpiero Caldarella

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Isnello: vinta la guerra contro la fava libera

Il Vernacoliere”, storico giornale di satira livornese, ci avrebbe fatto un bel titolo.

Già perché a Livorno quando si parla di “fava” si intende qualcosa che poco ha che fare con il verde. Ne consegue che a Livorno nessuno penserebbe di esibire la fava all’aperto, se non altro per senso del pudore.

La locandina de “Il Vernacoliere”, agosto 2013 (testi di Mario Cardinali)

Un migliaio di chilometri più in giù, in Sicilia, ad Isnello, a un cittadino viene in mente di piantare le fave in un tratto di verde, a ridosso di un marciapiede, lungo la via Falcone e Borsellino.

Arriva il mese di aprile e quelle piante crescono rigogliose, gli anziani e non solo si fermano a guardare i baccelli che crescono, la “novità”, per quanto inaspettata e singolare, piace a tanti residenti e visitatori. In fondo si tratta solo di una piccola aiuola di una decina di metri quadrati e un po’ di fave sparse lungo un piccolo corridoio di una ventina di metri dove crescono le erbacce.

Ancora un mese e sarebbero diventate delle fave belle e pronte, non certo ad uso di chi le ha piantate, ma di chiunque le volesse raccogliere.

Poi succede che qualche giorno prima di Pasqua, nella settimana santa, gli operai comunali vengono inviati, zappa alla mano, ad estirpare quelle fave che crescono in libertà. Certo, qualcuno potrebbe pensare che è arrivato il momento di pulire il viale dalle erbacce e che anche le fave siano state sacrificate per questo motivo.

E invece no.

L’aiuola dove c’erano solo le fave viene ripulita del tutto e lungo lo stretto pezzo di terra dove le fave crescevano in mezzo alle erbacce, ad una ad una viene tolta ogni piantina di fava.

Povera fava!

Risultato: le erbacce rimangono sempre, tanto che alcune panchine stanno per essere ricoperte ma la “fava” è stata eliminata. Chi vuole può immaginare la grande soddisfazione di chi ha impartito l’ordine di estirparle. Un motivo di orgoglio per l’amministrazione e una gran lezione per la comunità: “ricordatevi di Attila che dove passava lui non cresceva più neanche l’erba, figuriamoci la fava”.

Chi comanda non può permettersi tentennamenti e così la crociata contro la fava libera è stata finalmente conclusa con successo. Ora proviamo ad immaginare quale fastidio davano quelle fave.

Entravano in competizione con le tante piante “invasate” e riposte alla son façon lungo il viale in contenitori di fortuna? Danneggiavano il decoro di qualche decina di metri quadrati di terra più o meno abbandonata togliendo visibilità alle erbacce? Era necessario dare una “lezione di giardinaggio” a chi le aveva piantate? È scoppiata un’epidemia di favismo a Isnello? Non erano state piantate con i filari in linea e a squadra come si conviene a un buon agricoltore?

Certo, le domande possono essere tante e le risposte ancora di più ma il risultato è che la povera fava è stata punita a forza di zappa, che a volte il manganello fa meno male.

Per i prossimi fiori che pianteranno, gli esperti consigliano di innaffiarli con olio di ricino.

Quello che è fatto è fatto. Non abbia rimpianti chi ha deciso di fare la guerra alla fava libera a Isnello e non se la prenda se nessuno lo ha osannato visto che la geografia non ha aiutato.

Magari fossimo stati a Livorno e allora ci sarebbero stati scroscianti applausi da parte dei moralizzatori.

Però siamo in Sicilia e qui l’ossessione per la fava si fa fatica a comprenderla.

Ma siamo uomini di mondo, prima o poi capiremo il “ragionamento” che c’era dietro.

Foss’anche un ragionamento a testa di fava.

Gianpiero Caldarella

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La democrazia fondente

La provincia spesso permette di vedere più chiaramente quello che nelle grandi città non è immediatamente percepibile. Le fondamenta della democrazia stanno nella partecipazione e in una comunità di mille abitanti e poco più spesso quelle fondamenta sono visibili.

Facciamo un paio di esempi. Nel primo caso si parla dei soci fondatori di un’associazione nata nel 2021 che ha già ricevuto svariati contributi per diverse migliaia di euro dal Comune in cui ha sede.

Tra i sei soci fondatori compaiono la persona che a quella data era il Sindaco, ed è stato rieletto, il Vicepresidente del Consiglio Comunale, oggi Presidente e l’allora consulente del Comune oggi Assessore. Un’associazione che a detta di molti ha fatto tanto bene per il paese e del resto non si possono reprimere gli impeti filantropici di quanti si spendono per il bene comune.

Però, anche se nel direttivo non compaiono figure istituzionali, leggendo lo statuto e il regolamento interno pubblicato sul sito, si legge che “il Consiglio Direttivo è composto da tre, cinque o sette membri. Dura in carica 4 (quattro) anni con possibilità di rinnovo delle cariche e viene eletto come segue: 2/3 (o 3/5 o 4/7) componenti indicati dai soci fondatori e 1/3 (o 2/5 o 3/7) componenti eletti dall’assemblea in rappresentanza dei soci aderenti.”

Questo significa, che se anche l’associazione dovesse crescere fino ad avere centinai di soci, questi non conteranno mai come i soci fondatori nella nomina del Consiglio Direttivo a cui spetta tra l’altro l’elezione del presidente. Tutto “blindato” a partire dalle fondamenta. Per la serie: “sempre da me devi passare”. È la parte migliore della democrazia, quella “spartecipativa”.

E intanto dalla regia rimbomba delicata una voce in sottofondo: “E tu che fai non partecipi? Ma cosa vuoi di più? Ancora a parlare di indipendenza e cose vecchie come il cucco… ma smettila! Pensa al futuro, che noi ci abbiamo già pensato, pure al tuo”.

Nella democrazia tradizionalmente intesa ci sono pesi e contrappesi; nella democrazia fondente ci sono strati e controstrati.

Nel secondo caso invece abbiamo a che fare con una Fondazione scientifica, una di quelle importanti, fondata sempre dallo stesso Comune. Prima di arrivare alla nascita della Fondazione, quel comune si è impegnato nell’intercettare e nello spendere tanti milioni di euro di finanziamenti per mettere su le strutture, ha messo a disposizione degli immobili di sua proprietà e per tanti anni ha speso energie, denaro, tempo, innumerevoli ore di lavoro di tecnici, maestranze, segretari comunali e amministratori. E ancora oggi, se c’è da fare qualcosa, non si tira indietro, come è giusto che sia all’interno di un rapporto franco ed equilibrato. Nelle righe che seguono potremo farci un’idea se quest’equilibrio regge o pende da un lato.

Pertanto, a mo’ di riconoscimento del lavoro fatto dal Comune, la Fondazione ha previsto nel suo Consiglio di Amministrazione (CdA) cinque membri di cui tre eletti dal Consiglio Comunale.

La prima “terna” viene nominata dal Consiglio Comunale nel 2017 uno o due mesi prima delle elezioni, che non si sa mai, magari dovessero credere che il CdA risponde al Consiglio Comunale in carica quei 5 anni. E in effetti i membri di quel CdA -che poi ha eletto il Presidente, cioè il Sindaco intanto diventato ex- non hanno mai messo piede all’interno di quel Consiglio Comunale che li ha eletti (pardon, il precedente Consiglio) per relazionare sulle attività svolte dalla Fondazione, per presentare i conti o per mettere in evidenza opportunità o criticità. Certo, lo ha fatto talvolta il Presidente, soprattutto per chiedere la solidarietà dell’amministrazione nel chiedere fondi e contributi a enti regionali o statali.

Siccome squadra che si vince non si cambia, succede che nel 2022, a ridosso delle elezioni, uno o due mesi prima, il Consiglio Comunale, avendo apprezzato il modus operandi dei predecessori, rielegge le stesse persone che dureranno in carica altri 5 anni nel CdA della Fondazione, mentre l’orizzonte di carica dei consiglieri si riduce a una manciata di giorni nel caso in cui le elezioni avessero preso una brutta piega.  

Le fondamenta della democrazia, i soci fondatori, le fondazioni. Tutto molto bello.

Quel piccolo e ridente paese continua a vivere serenamente, avendo imparato che la partecipazione è una brutta bestia, che le domande si fanno solo a scuola, che è meglio vivere di concessioni che morire di diritti. Munnu a statu e munnu sarà (trad.: è così che va il mondo).

Accade così gli abitanti di quel ridente paesino vengono un giorno sì e un giorno no accusati di apatia, di poca voglia di partecipare e di mettersi in gioco, di essere loro stessi la causa delle loro disgrazie. Nel frattempo si racconta che la comunità si salverà grazie all’entusiasmo di tutti quelli che, approdati nel magico borgo in questi tempi di ripresa e resilienza, non vedono l’ora di partecipare al “banchetto”…pardon, allo sviluppo di questo paesino che sembra non essere più neanche in grado di raccontare la propria cultura, che ha addirittura silenziato le voci di chi da sempre con competenza ed autorevolezza si è speso per la comunità. Ma di questo ne parleremo in un altro “cuntu”.

Intanto diciamo solo che non sono pochi quelli che pensano che l’apatia dei tanti sia l’altra faccia della medaglia della bulimia, dell’eccessivo appetito dei pochi, a cui evidentemente piace vincere facile.

E mentre l’inverno sta arrivando, il clima si surriscalda e la democrazia si fa sempre più fondente.  

Occhio che squaglia.

Gianpiero Caldarella

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Dalle scarpette rosse alle babbucce rosse: Indietro tutta!

Sono passati più di tre giorni dal 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, eppure le “scarpette rosse” fatte indossare dall’amministrazione comunale di Isnello alla “Madre Madonita”, magnifica scultura in bronzo di Pietro Giambelluca, sono ancora lì.

In altre circostanze si potrebbe dire che è un buon segno, che le lotte per un mondo migliore non si esauriscono nelle commemorazioni.

Poi ti capita di passare vicino alla statua della Madre Madonita, uno dei rarissimi casi nel mondo di scultura equestre con soggetto femminile e capisci che qualcosa non va. Le maestose montagne delle Madonie sono sempre lì, ma da lontano si percepisce che la luce è diversa dal solito, sui faretti sono stati infatti montati dei fogli di gelatina rossa che rendono la luce calda, creando un’atmosfera quasi da night club.

Fai qualche altro passo, ti avvicini e vedi che ai piedi della Madre Madonita sono state fatte calzare delle “babbucce”, delle scarpe da notte di colore rosso, quasi certamente fatte a maglia da qualche volenterosa, generosa e capace donna del posto.

Le babbucce hanno sostituito le scarpette rosse come se nulla fosse.

Eppure la sensazione è ancora che qualcosa non va per più motivi.

La “Madre Madonita” (P. Giambelluca, 1987) con le babbucce a Isnello (PA)

Il primo -e meno importante- è estetico; a dirla tutta non è un bel vedere. Anche un’installazione dovrebbe essere ragionata e non improvvisata. Certo, adesso che le temperature si sono abbassate la Madre Madonita sentirà meno freddo con queste babbucce, ma con le piogge si sono inzuppate, facendo letteralmente colare i piedi della povera statua.

La seconda ragione e forse la più importante è di natura simbolica. Le scarpette rosse come simbolo della violenza contro le donne sono il frutto di un’installazione dell’artista Elina Chauvet a Juàrez, città del nord del Messico, nel 2009. Da quel momento quel simbolo è stato adottato in tantissimi paesi del mondo.

E qui abbiamo a che fare con i simboli perché le scarpette rosse sono il simbolo dell’indipendenza e dell’emancipazione femminile, della libertà delle donne di vestirsi nel modo che si preferisce, anche seducente, senza per questo essere tacciate di provocare i peggiori istinti degli uomini. Anche le babbucce fatte a mano, per quanto utili e gradevoli nelle situazioni domestiche, rimandano ad un universo simbolico che è l’esatto opposto dell’emancipazione femminile. Rimandano ai tempi in cui alla donna, “angelo del focolare”, era precluso avere la stessa libertà di movimento degli uomini perché, come recitava un vecchio detto, dovevano “stare a casa a fare la calza”.

Certo, queste considerazioni di natura semiotica non saranno passate nella testa degli ideatori di questa “installazione”, ma in modo quasi istintivo sono state percepite da coloro che la osservano e che il più delle volte non si fermano a riflettere. Semplicemente ridono.

Il terzo e ultimo motivo attiene alla natura dell’opera, cioè della scultura del maestro Pietro Giambelluca, che in questo modo è stata violata nella sua natura. Non si dovrebbe agire sull’arte in questo modo, piegandola alle “grandi pensate” dell’amministratore di turno.

La Madre Madonita è lì dal 1987, e non ha mai dovuto sopportare questo tipo di “travestimento”, come fosse il “Mannekin Piss”, la statua del bambino che fa la pipì che è anche il simbolo di Bruxelles, ma quella è un’opera nata irriverente e da più di tre secoli la città la traveste in centinaia di modi.

Tutt’altra storia è quella della Madre Madonita collocata sul viale Impellitteri nel 1987, anno in cui vedeva la luce anche la famosa trasmissione “Indietro tutta” di Renzo Arbore.

E qui con questa installazione potremmo entrare di diritto nei canoni di quella trasmissione, colorata, irriverente e a tratti trash.

La troppa convinzione, unita alla mancanza di riflessione, a volte gioca brutti scherzi, ma la strada è ancora lunga.

Quindi, indietro tutta.

Gianpiero Caldarella

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Quale progetto per Monte Mufara? Lettera aperta al Sindaco di Isnello, Marcello Catanzaro

Caro Sindaco, dopo aver letto un suo post su Facebook (https://fb.watch/cBktZhjURK/) in merito al “Progetto di realizzazione dell’Osservatorio Astronomico dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea) SSA P3-NEO-VIB – FLY – EYE TELESCOPE”, sono sempre più convinto che sintetizzare vada bene, ma semplificare eccessivamente rischia di confondere quanti cercano di capire meglio qual è il progetto per Monte Mufara e quali sono le posizioni espresse all’interno del Consiglio dell’Ente Parco delle Madonie del 22 aprile.

Anzitutto, esprimerei un apprezzamento per il Presidente Angelo Merlino, che con intelligenza e senza preconcetti si è messo in una posizione di ascolto rispetto alle varie voci, istituzionali e non, che si sono alternate in quel consiglio. Lo stesso apprezzamento va ai sindaci e agli assessori dei vari Comuni presenti, che comunque non rappresentavano la totalità delle comunità madonite ma circa i due terzi. A parte lei, che ha proposto l’ordine del giorno di cui parla, solo il Presidente della Fondazione Gal Hassin e l’Amministratore unico di So.Svi.Ma. Alessandro Ficile, che sono intervenuti nella discussione, avrebbero accettato di buon grado il progetto così com’è.

Vero è che da tutte le posizioni, anche dal pubblico è emerso il sostegno al progetto di realizzare un osservatorio dell’E.S.A. a Monte Mufara, ma quando si è parlato di QUESTO PROGETTO, da tutti gli altri interventi, istituzionali e non, mi sembra di aver capito che, con diversi livelli di criticità, è emersa la necessità di verificare con attenzione come si possa ridurre al minimo il consumo di suolo necessario alla realizzazione dell’osservatorio.

Ma cosa prevede questo progetto? Uso qui le sue parole per farlo capire a chi legge: “l’edificio si comporrà di tre corpi principali, un corpo centrale che ospiterà il telescopio e la cupola, un’ala tecnica posta a sud est in adiacenza al corpo centrale presso la quale sarà installata tutta la strumentazione tecnica al servizio della cupola e un’altra ala posta a nord ovest, sempre adiacente al corpo centrale, che ospiterà il centro di elaborazione dati e anche tutta una parte dedicata al personale tecnico che lì dovrà operare. La struttura nel suo complesso si svilupperà su due livelli e soltanto il corpo centrale includerà un secondo piano. Il volume (sic) complessivo è di 840 mq di 480 coperti e 360 destinati al piazzale. L’accesso alla struttura avverrà tramite una piccola strada sterrata di circa 120 metri e larga appena 3,6 metri con un dislivello di 18 metri e una pendenza del 15%.”

Stiamo parlando di 840 metri quadri in cima a Monte Mufara, con un’altezza massima della costruzione che supera i 13 metri. Di questo stiamo parlando.

Bene, detto ciò, la sua posizione, da Sindaco di Isnello, è stata quella di calare nel consiglio questa nota subito dopo l’intervento iniziale del Presidente del Gal Hassin e ha concluso con queste parole: “con questo ordine del giorno io sostanzialmente pongo alla decisione di questo consiglio questo tema e chiedo che venga condiviso e che politicamente venga sostenuto perché adesso serve esprimere chiaramente la volontà o meno di continuare in questa strada e sostenere questo progetto.”

A questo punto non c’è stata una standing ovation ma l’intervento, forse il più duro della giornata, del sindaco di Petralia Sottana, Leonardo Neglia, che ha posto una questione di metodo e di trasparenza, non solo verso le ignare comunità locali, ma anche verso i sindaci dei comuni sul cui territorio ricade il progetto e che sembra non siano stati proprio entusiasti di quanto sia stato possibile per loro partecipare, essere convolti nella ideazione e realizzazione di QUESTO PROGETTO.

Le mie valutazioni servono a poco, ma quanti oramai da tempo si limitano ad applaudire ad ogni annuncio che viene fatto e a contestare chi dal basso pone qualche domanda e solleva qualche dubbio additandoli come “il partito del no”, è bene che leggano questo intervento e si facciano un’idea di come sono andate le cose e di come stanno le cose.

Il sindaco di Petralia Sottana, Leonardo Neglia, intervenuto subito dopo di lei ha detto: “io ho dato un’occhiata all’ordine del giorno proposto dal sindaco di Isnello e dico che esprimo la mia non condivisione rispetto all’ordine del giorno, che non significa -e voglio precisarlo- di non condivisione rispetto alla realizzazione dell’osservatorio astronomico dell’E.S.A. Condivido l’analisi fatta dal Presidente di Gal Hassin e come ricordava anche il Sindaco di Isnello, noi siamo uno dei pochi comuni delle Madonie ad aver creduto al Gal Hassin ed essere stati soci e ad aver creduto e credere ancora alla realizzazione del telescopio Fly- Eye, tanto da aver da subito approvato il comodato d’uso per quanto riguarda i terreni che abbiamo in comproprietà con i comuni di Bompietro, Castellana Sicula e Petralia Soprana, che abbiamo subito messo a disposizione per la realizzazione di questo telescopio importantissimo. Dico di più, io personalmente anche con una nota formale, avevo messo a disposizione della Fondazione Gal Hassin anche un nostro immobile comunale, “Il Grifone”, che si trova a Piano Battaglia, funzionante, anche dal punto di vista energetico efficientato, dotato di energia rinnovabile. L’avevo messo a disposizione perché questo diventasse una base per servire sia il telescopio di Isnello, sia il telescopio dell’E.S.A., ma che possa essere anche un punto di riferimento anche per tutti quegli appassionati di astronomia e a tutti quelli che vogliono avvicinarsi a questa affascinante branca della ricerca, considerato che si trova veramente a poca distanza dal telescopio. L’intento era quello da un lato di valorizzare ulteriormente questo immobile e con esso anche il comprensorio e il sito di Piano Battaglia, dall’altro c’era un riferimento a quello che è secondo me -al di là della questione dell’impatto visivo- è un principio che dovrebbe guidare il nostro agire amministrativo e cioè quello di evitare quanto più possibile il consumo di suolo. Quindi, il fatto di mettere a disposizione un edificio esistente, aveva anche questa funzione. Avevamo fatto anche un sopralluogo con il presidente della Fondazione Gal Hassin, avevo mandato le planimetrie per capire come all’interno di quest’immobile si poteva anche pensare a qualcosa che fosse anche funzionale al telescopio. Ecco, questo è uno dei primi motivi che mi hanno, come dire, indisposto, rispetto a un metodo, una procedura che io ho ritenuto non proprio impeccabile, tant’è che poi ha prodotto anche una situazione in cui non mi volevo e non mi voglio trovare. Uno scontro, questa è una delle cose su cui bisognava stare attenti e ci doveva essere uno sforzo per evitarlo. È chiaro che le cose umane sono tante e complesse che a volte gli scontri si generano, però, da parte delle istituzioni, ci deve essere un tentativo per evitare che tutto si risolva in chi è pro e chi è contro, ci deve essere una sintesi delle varie posizioni. In tal senso ringrazio il presidente per aver dichiarato il recupero di un metodo, una procedura che è importantissima e questo potrebbe essere già la partenza per tentare di ricomporre quantomeno un dialogo che francamente sui social non mi ha appassionato e al quale non ho partecipato né intendo farlo. 

È quindi una questione di metodo e per quanto riguarda il comune di Petralia Sottana, nel cui territorio ricade la struttura da realizzare; c’è stata una scortesia istituzionale. Avrei gradito, anche coinvolgendo i proprietari del terreno (Castellana, Bompietro e Petralia Soprana) che, Pino (ndr: rivolto a Pino Mogavero, presidente della Fondazione Gal Hassin), chi ne ha la titolarità istituzionale, quantomeno organizzasse un incontro con i soggetti, come il Comune di Petralia o il Parco, per spiegare il progetto…”

A questo punto interviene il Presidente della Fondazione Gal Hassin, Pino Mogavero e inizia un botta e risposta.

Mogavero“Ma l’abbiamo fatto, l’abbiamo fatto. Lo abbiamo presentato (ndr: si riferisce all’evento Gal Hassin del 29 agosto 2021) e invitato tutti i sindaci. Io ho invitato tutti. Se non sei venuto non è colpa mia”.

Neglia“Va bene, allora, se non sono venuto, però, Pino, allora è inutile che mi chiedete il parere”.

Mogavero“Io ti chiedo pareri? Io non ti chiedo niente”.

Neglia“È inutile che mi si chieda il parere come Comune a questo punto. Io sto parlando di cortesia istituzionale”.

Mogavero“Quando tu mi dici che hai messo a disposizione i locali, la prima volta mi hai detto: ‘Presidente, qua è tutto libero…”

Neglia“Presidente, io vorrei parlare…”

Mogavero“Però devi dire le come stanno”

Neglia“Io sto dicendo le come stanno. Io avrei gradito perché potevo chiedere direttamente ai tecnici che stanno redigendo il progetto se potevamo anche limitare il consumo di suolo che è stato previsto in questo progetto. È mia facoltà chiederlo? Dal punto di vista della presentazione io sono assolutamente d’accordo sul fatto che si realizzi il telescopio a Monte Mufara, però consentimi, e penso che qualunque sindaco, e tu lo sei stato sindaco, richiede anche rispetto, che nel proprio territorio venga anche coinvolto nella definizione del progetto e anche nella ideazione del progetto e anche nella proposizione di dubbi che ogni Sindaco può avere rispetto a qualcosa che si realizza. Quindi, secondo me, è legittimo da parte mia anche essere stato indispettito da una procedura che non mi ha coinvolto completamente, ma non in quanto Leonardo Neglia, ma in quanto Sindaco del Comune dove va alloggiato il telescopio. In breve, io non posso condividere il progetto di realizzazione dell’osservatorio, che è cosa diversa dal condividere il fatto che l’osservatorio è bene che si faccia, perché dal punto di vista scientifico, della ricerca, turistico e promozionale del territorio ha una grandissima validità, ma io quest’ordine del giorno non lo condivido e vorrei che fosse messo a verbale.”

Mi scuso con i lettori e con il sindaco di Isnello, Marcello Catanzaro, se non sono riuscito ad essere sintetico ma da quel consiglio dell’Ente Parco delle Madonie sono venuti fuori tanti interventi di grande interesse, alcuni dei quali credo che andrebbero approfonditi e trattati in un successivo pezzo. 

In pratica, il momento di stappare lo champagne non è ancora arrivato.

Gianpiero Caldarella

In evidenza

Il nuovo “Tabbobbio” di Isnello 

Il volto di Isnello sarà presto impreziosito da un nuovo avveniristico edificio che nascerà nella piazza principale del gagliardo paese madonita, dove al momento ha sede l’ufficio postale. 

L’annuncio, in pompa magna, è stato diramato il 20 marzo sui canali social del Comune e del Sindaco diffondendosi ben presto per cielo, per terra e per mare. Anche dalle costellazioni di Pegaso ed Orione sono arrivati scroscianti applausi per le forme affusolate del manufatto.

Il progetto esecutivo è stato approvato dalla Giunta Municipale l’11 marzo nella sala delle adunanze della gloriosa Casa Comunale e prevede una spesa di appena 994 mila euro.

In pratica pochi spiccioli, quisquiglie, bazzecole se rapportate alle poderose economie del borgo madonita e ai passi da gigante che la comunità farà dopo il decollo di questa struttura. 

Al suo interno, vi sarà un infopoint e con teutonica precisione frotte di visitatori saranno accolti a braccia aperte e a lingua sciolta. Le informazioni saranno infatti fornite nella lingua madre del borgo, ma anche in inglese, francese, tedesco, giapponese, mandarino e arancia di Scillato.  

All’interno della monumentale opera verrà collocato anche il museo “Trame di filo” che con un adeguato gioco di specchi potrebbe diventare l’inizio del labirinto da cui si dipartiranno i percorsi che tutto il mondo ci invidia, come il sentiero dei pianeti con tanto di tute da astronauta usa e getta che verranno fornite in dotazione agli impavidi nipoti di Neil Armstrong.

Nella giornate speciali riecheggeranno nel borgo le note dell’artiglieria pesante della musica, cioè gli organi delle chiese, le cui canne, lucidate come intrepidi cannoni, spicchiolieranno nella volta celeste, e se non sarà celeste, ci damu una tinciuta, che una botta di colore non guasta mai.

Sono tanti gli eroi accorsi da tutta Italia che hanno dato vita e animeranno questo mirabolante spazio le cui meraviglie saranno presto note da Pachino a Pechino.

I cittadini residenti scalpitano nell’attesa della demolizione dell’ufficio postale, incuranti della strada che dovranno fare per ritirare la pensione e alcuni di loro già sbavano immaginando di mummiare le numerose fanciulle e ragazzoni che affolleranno questo nuovo magico edificio.

Se c’è un peccato commesso dall’amministrazione nel prospettare questo nuovo paradisiaco scenario, è stato quello di battezzarlo “ITINERA”, un nome troppo modesto per cotanto progetto.

Sono già in molti quelli che a gran voce chiedono che sul maestoso prospetto che abbellirà la piazza compaia la scritta “TABBOBBIO”, che meglio rappresenta le virtù dell’opera e le ambizioni di un’amministrazione e della sua gloriosa comunità.

Se anche tu immagini che il nome “TABBOBBIO” rappresenti meglio lo spirito di questo futuristico manufatto aderisci all’adamantina campagna: “Un TABBOBBIO è per sempre”.

Pronospera e agliastri!

Gianpiero Caldarella

In evidenza

Isnello, Comune irtuoso

Isnello, Comune irtuoso. Non si capisce? Forse ho dimenticato di dirla tutta, ora vengo e mi spiego. La bella notizia è quella comunicata sui canali social del Comune e del sindaco: è stata superata la quota del 65% di raccolta differenziata per il 2019 e del 75% per il 2020. 

Quindi la Regione Sicilia ci ha premiati con 22.650  euro e l’amministrazione Comunale con una delibera del 29 marzo ha deciso di confermare la riduzione del 25% della tassa sull’immondizia (TARI) per il 2021 per i commercianti, e di abbattere di un ulteriore 45% la tassazione per le attività più colpite, come bar e ristoranti. Lo so che lo sapete. Tanti like lo testimoniano. E in effetti è una bella notizia. Non solo il risultato raggiunto ma la scelta dell’amministrazione di sostenere le attività commerciali in sofferenza. 

Adesso arrivo alla nota dolente. Sempre il 29 marzo, l’amministrazione Comunale di Isnello con una delibera ha approvato le nuove tariffe del Servizio idrico integrato cioè dell’acqua per il 2021. Tariffe che dovranno essere ora approvate dall’Ati Palermo e che prevedono un incremento del 5%. Quindi aspettiamoci bollette più salate per l’anno in corso e certamente questo non è un capriccio dell’amministrazione, anzi, poteva andare pure peggio, visto che il margine di incremento poteva arrivare al 9% e ci sono tante cose da fare, sistemare le reti idriche, installare i contatori intelligenti ecc ecc. 

Lo sapevate che le bollette dell’acqua saranno più salate? Attenzione: stiamo parlando di atti pubblici, tutto discusso in consiglio comunale e pubblicato sull’albo pretorio del Comune. Tutto regolare. Il punto è come mai alcune deliberazioni diventano notizia e altre che incidono altrettanto o forse di più sulla vita di una comunità no? Uno dei criteri per cui un fatto diventa notizia, la cosiddetta notiziabilità, dovrebbe essere quello per cui riguarda la vita di tante persone, e se la matematica non è un’opinione, i commercianti di Isnello sono un po’ meno dei residenti. 

Qualcuno più intelligente di me dirà che ci è arrivato subito al perché di questa scelta di non notiziabilità. Perché forse quella dell’aumento delle tariffe idriche non è una bella notizia. Ma qualcuno dovrebbe darla, anche se quest’aumento fosse inevitabile o un atto dovuto. E qui forse sarebbe il caso di parlare di quello che dovrebbe essere il ruolo dell’opposizione. Alla maggioranza invece suggerirei di comunicare senza omettere quello che può risultare poco piacevole, quello che non attira like. Insomma, di dirla tutta. 

Allora sì che si che il comune di Isnello si potrebbe fregiare del titolo di virtuoso. Per intero.

Gianpiero Caldarella

Fase due: tutto l’amore che manca

Eravamo stati avvisati. Non si poteva accontentare tutti. Qualcuno ci sarebbe rimasto male.

Del resto gli innamorati non sono contemplati nei manuali di giurisprudenza. Abbiamo faticato e non poco per annoverare i conviventi tra i “portatori di diritti”.

Adesso però la situazione è eccezionale. Il virus è sempre lì in agguato, il Governo lavora da matti, il comitato tecnico scientifico e la task force guidata da Colao scrutano l’orizzonte. Bisogna fidarsi.

I decisori politici, a qualunque livello, regionale o nazionale, si avvalgono di esperti che sembrano deresponsabilizzare il loro operato. Le decisioni difficili sono sempre seguite da un “se dipendesse da me”, declinato nelle varie salse. In tempi lontani era “Dio che lo chiedeva”, sussurrando direttamente nell’orecchio del re, altre volte abbiamo sentito dire che “ce lo chiede l’Europa” ed oggi “ce lo dicono gli esperti”.

L’alternativa sarebbe dunque il fai da te o il balletto -due passi avanti e uno indietro- proposto da quel tanghero di Salvini & Co.? No di certo.

Se fosse possibile avanzare una proposta, dovendo governare un’intera società, e non solo l’economia e la sanità pubblica -che quella privata si governa benissimo da sola a quanto pare- mi piacerebbe che oltre ad esperti virologi, epidemiologi ed economisti, fossero consultati degli esperti di storia, di psicologia, di logica, di semiotica. Insomma, siamo così sicuri che possiamo fare a meno del sapere umanistico in una situazione drammatica come questa? Continua a leggere

Isnello e il diritto alla parola

A Isnello se non sei candidato non hai diritto alla parola”.

“Fatti ‘a lista e parri !!!! “

-Era più o meno questo il succo di uno degli interventi dal pubblico, che sono venuti fuori sabato 8 aprile, nell’assemblea cittadina che si è tenuta al Centro sociale, in occasione della presentazione del progetto: “Autonomia e Trasparenza”.

-Un “insolito” incontro per la comunità di Isnello, visto che di fatto non si presentava nessun candidato sindaco e nessuna lista.

Un incontro molto partecipato, ma soprattutto un incontro corale, dove tutti quelli che erano dietro al tavolo hanno preso la parola, si sono divisi il tempo, pur avendo idee e provenienze diverse. Una questione di metodo, e anche se può sembrare un dettaglio, questa evidenza si scontra con una realtà a cui siamo abituati da tempo e cioè, che ci debba essere un “salvatore della patria” che parla per tutti e a cui si affida tutto.

-Più persone, anche tra il pubblico, hanno esposto le loro idee sull’identità di questa comunità che negli ultimi trent’anni ha sperato in uno sviluppo che fosse legato all’istituzione del Parco delle Madonie, al Turismo e che ha visto disattese molte delle promesse e delle aspettative di un tempo.

-Oggi buona parte di questa comunità spera nel Parco Astronomico, come volano per uno sviluppo turistico del paese. Il rischio che l’opportunità si trasformi in illusione è però dietro l’angolo. Non è una questione di disfattismo o di realismo, piuttosto un sano atteggiamento di prevenzione del danno.

Ci sono tanti possibili modi per legare il Parco Astronomico al centro abitato ed alcuni di questi sono stati esposti durante la serata. Principalmente è stata sottolineata l’importanza, che le due istituzioni, si pongano in un’ottica di collaborazione e di crescita reciproca e non di subordinazione.

-Il Comune non è una succursale del Parco Astronomico. Se un domani dovessero esserci visioni diverse rispetto alle possibilità di fare qualcosa insieme, o sul numero di impiegati comunali da destinare al P.A. (perché, giusto per fare un esempio, magari servirà qualcuno per tenere aperto un ufficio turistico) o per qualunque altra divergenza possa nascere, sarebbe bene iniziare con un confronto franco e senza ipoteche. Per questo l’Autonomia oggi ha un gran valore.

-Ma l’azione più difficile è quella di dare alla comunità un punto di vista diverso e stimolare un cambiamento di atteggiamento, ammettendo fin dal principio che ognuno di noi, compreso chi scrive, non ha fatto abbastanza finora. Ragion per cui qualcuno ha fatto troppo e a qualcun altro non è stato permesso di fare nulla.

-La competenza dell’uomo solo al comando si è rivelata un’arma a doppio taglio, perché se qualcuno sa troppo di più rispetto a chi gli sta accanto e non trasferisce nel tempo le sue competenze, anche per assicurare un ricambio generazionale, allora il concetto di partecipazione e di trasparenza vanno a farsi benedire e il tutto diventa una questione di tecnicismi e di percorsi obbligati. La storia recente delle istituzioni europee insegna qualcosa, forse più di una citazione di Aldo Moro.

“È la democrazia, bellezza…!!”

“Ci vogliono i numeri…!!”

-Ma i numeri da soli – e lo dimostra la storia di questa comunità -, non hanno portato sviluppo, crescita economica e culturale, ma arroccamento attorno alle famiglie, emigrazione e una scarsa propensione al confronto, associata a una poca capacità di fare autocritica. Da lì bisognerebbe ripartire.

-In molti addossano la responsabilità di tutto questo, in modo molto facile, all’attuale sindaco che sicuramente ha le sue responsabilità, ma qui le parti in gioco sono state e sono almeno tre: 1) il sindaco, 2) gli amministratori -cioè i consiglieri e gli assessori-, 3) la popolazione, tutta. Continua a leggere