Fase due: tutto l’amore che manca

Eravamo stati avvisati. Non si poteva accontentare tutti. Qualcuno ci sarebbe rimasto male.

Del resto gli innamorati non sono contemplati nei manuali di giurisprudenza. Abbiamo faticato e non poco per annoverare i conviventi tra i “portatori di diritti”.

Adesso però la situazione è eccezionale. Il virus è sempre lì in agguato, il Governo lavora da matti, il comitato tecnico scientifico e la task force guidata da Colao scrutano l’orizzonte. Bisogna fidarsi.

I decisori politici, a qualunque livello, regionale o nazionale, si avvalgono di esperti che sembrano deresponsabilizzare il loro operato. Le decisioni difficili sono sempre seguite da un “se dipendesse da me”, declinato nelle varie salse. In tempi lontani era “Dio che lo chiedeva”, sussurrando direttamente nell’orecchio del re, altre volte abbiamo sentito dire che “ce lo chiede l’Europa” ed oggi “ce lo dicono gli esperti”.

L’alternativa sarebbe dunque il fai da te o il balletto -due passi avanti e uno indietro- proposto da quel tanghero di Salvini & Co.? No di certo.

Se fosse possibile avanzare una proposta, dovendo governare un’intera società, e non solo l’economia e la sanità pubblica -che quella privata si governa benissimo da sola a quanto pare- mi piacerebbe che oltre ad esperti virologi, epidemiologi ed economisti, fossero consultati degli esperti di storia, di psicologia, di logica, di semiotica. Insomma, siamo così sicuri che possiamo fare a meno del sapere umanistico in una situazione drammatica come questa? Continua a leggere

Voci di carta dal 25 aprile

Il calendario del Duce oggi a una certa

suderà freddo in un’edicola deserta,

qualcuno lo appenderà a testa in giù

le mani tese verso una scollatura flou,

le orecchie ritte ad ascoltare parole fitte:

Vedi? Non sgorga latte dalla tua lupa,

oggi non son più matrona, mi chiaman pupa,

questi seni sono tutta scena e silicone,

una volta che t’abitui non fa impressione,

l’impero che sognavi oggi è tutto gossìp,

i picchiatori stan sul trono e vogliono fare i vip,

ospiti applauditi in trasmissioni scintillanti

che promettono ascolti strabordanti.”

Sì sì” risponde a denti stretti il pelatone

ma vedi quanti ancora ripetono il mio nome?”

E come no?” risponde uno da un quotidiano lì vicino

co tutti sti repubblichini e pelatini

ci facciamo un sugo all’amatriciana

che a consumarlo ci vorrà una settimana”. Continua a leggere

Quanto vale la vita di un medico?

Quanto vale la vita di un medico? Forse sarebbero bastati 150 euro a permettergli di lavorare in sicurezza. Una cifra a caso? Non proprio, dato che è di oggi la notizia pubblicata su La Stampa che in Lombardia esisterebbe un “far west” dei laboratori che effettuano tamponi a pagamento da tempo. L’accusa viene mossa dal Consigliere regionale della Lombardia Samuele Astuti che rivela: “sappiamo che ci sono laboratori che li offrono per cifre molto variabili, alcuni a 150 euro, altri pure il doppio”.

Forse adesso si capisce meglio perché in queste settimane, proprio quando i medici morivano a decine anche per la mancanza di test che gli permettessero di lavorare in sicurezza, ci sono stati diversi personaggi del bel mondo patinato che hanno affermato di aver fatto il test ed essere risultati negativi, con grande sollievo dei loro fans.

Possibile, eppure, uno degli istituti chiamati in causa, come il San Raffaele, avrebbe replicato, sempre secondo la Stampa, che “i tamponi sono stati eseguiti negli ambulatori San Raffaele Resnati in regime di medicina del lavoro fino a una decina di giorni fa, ad alcune aziende o Rsa che chiedevano di poter lavorare in sicurezza. Ma che a nessun privato nemmeno a pagamento è stato effettuato il test”. In sostanza, chiosa il giornalista Fabio Poletti, “aziende private in convenzione pagavano per quello che non riuscivano ad ottenere dalla sanità pubblica”.

Benissimo, una mezza ammissione di come funziona la sanità privata, cosa più che prevedibile dato che già 15 anni fa il vignettista Mauro Biani, parlando della Sicilia, scriveva: “ci siamo accreditati fino al collo”.

Una vignetta di Mauro Biani pubblicata sul mensile di satira “Pizzino”, giugno 2016

Ma quella era la Sicilia, mica l’operosa Lombardia. Oggi, invece, un sistema sanitario regionale che si definisce all’avanguardia come quello lombardo, sembra non accorgersi che si potevano fare da tempo più tamponi a quelli che erano i soggetti più esposti, cioè i medici. Tanto tempo perso a parlare di guerra e di trincee e poi mandare “in prima linea “i medici lasciando che le aziende, alcune aziende e personaggi vari avessero la priorità. Continua a leggere