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Il Fly Eye insegna: il Parco delle Madonie andrebbe abolito

Cari madoniti, diciamolo chiaramente: il Parco delle Madonie andrebbe abolito senza tante discussioni. Che senso ha mantenere dei vincoli ambientali solo per chi ci vive, quando i Comuni in primis, non fanno altro che promuovere politiche di devastazione ambientale? Progetti di funivia tra Campofelice e Piano Battaglia, progetti di ponti sospesi, panchine giganti, colate di cemento in aree protette e tutto in nome di uno sviluppo turistico senza capo né coda.

Programmazione zero, manutenzione dell’esistente zero, meccanismi di partecipazione ai progetti di sviluppo del territorio inesistenti. E intanto le strade cadono a pezzi e rendono pericolosi e costosi i nostri spostamenti, i rovi e le piante invadono le carreggiate, i collegamenti tra i comuni del comprensorio sono scarsi e nella stagione estiva si riducono (vedi la corsa mattutina da Castelbuono a Isnello che si interrompe con la fine della scuola), mentre i tempi di attesa delle ambulanze sono indefiniti. In Africa dicono che Dio non ha fretta. Tutto arriva per chi sa aspettare.

E adesso come se non bastasse, con l’ultima vicenda del telescopio Fly Eye il potere ha buttato giù la maschera. Il Governo ha dichiarato l’opera di interesse strategico per la nazione e quindi si può costruire e cementificare su Monte Mufara, in barba a qualunque legge sui parchi e sulle aree protette. Da un certo punto di vista, questa “vittoria” eticamente equivale a un “condono”, diciamo una sorta di “condono preventivo”, dato che l’autorizzazione a costruire ci sarà in sfregio alle regole che valgono per tutti, in sfregio all’ambiente e alle generazioni future.

A proposito, avete memoria di progetti di interesse strategico per la nazione che non siano fatti in nome di interessi per la Difesa, cioè di interessi collegati agli asset militari? Anche il MUOS di Niscemi, la base della marina militare americana nel sud est della Sicilia con radar potentissimi ha avuto più o meno lo stesso “percorso strategico” di approvazione. Certo, le similitudini non confermano nulla, ma non si può escludere che ci sia più di quanto ci raccontano. 

Rimane comunque una vittoria della scienza, che tutti i comuni madoniti hanno supportato con il massimo impegno, scrivendo comunicati congiunti, cercando incontri alla Regione e al Ministero, sforzandosi in ogni modo per far sì che l’eccezione prevalesse sulla regola.

E del resto gli scienziati e i cultori delle scienze astronomiche non mancano di certo all’interno delle amministrazioni madonite e a loro vanno i più stellari complimenti. “Il Fly Eye si deve fare, è indispensabile per il territorio”, ripetevano come un mantra. È singolare il fatto che su una ventina e passa di comuni che hanno sottoscritto appelli per il Fly Eye, solo in tre abbiano in questi anni aderito al Gal Hassin come soci. Solo Castelbuono, Collesano e Petralia Sottana, oltre che Isnello a cui appartengono le strutture e che ha messo su la Fondazione. Il loro amore per la scienza non vale quando ci sono da pagare mille euro o poco più? Credono che l’amore per la scienza non meriti una spesa che normalmente si affronta per la sagra della salsiccia ballerina?

In ogni caso, il Gal Hassin, struttura scientifica dal glorioso futuro nata nel 2016, che finora ha sofferto per mancanza di fondi tanto da fare ripetuti appelli alle istituzioni regionali e nazionali, può tirare un sospiro di sollievo. Le ristrettezze economiche potrebbero alleviarsi, come emerso anche nella riunione del Consiglio del Parco delle Madonie del 22 aprile 2002 (https://scomunicazione.wordpress.com/2022/04/24/quale-progetto-per-monte-mufara-lettera-aperta-al-sindaco-di-isnello-marcello-catanzaro/). La scommessa è vinta, la scienza ci salverà o si salverà, a seconda del punto di vista. E chi può dirsi contrario alla scienza? Certo, sarebbe bello se una struttura scientifica tanto all’avanguardia come il Gal Hassin non dovesse più soffrire di crisi legate al denaro e alla programmazione, se la gestione fosse affidata all’Università, o ad un istituto nazionale o europeo di ricerca. Al momento infatti, è controllato (tre dei cinque membri del CdA sono nominati dal Consiglio comunale di Isnello) e sostenuto, per quel poco che si può, anche economicamente con i pochi fondi a disposizione nelle casse di un piccolo comune di poco più di mille abitanti. Potete immaginare le competenze di un consigliere comunale, nessuno escluso, nello scegliere i membri del CdA di un ente dalla missione tanto delicata.

Intanto, fra le tante cose non dette dagli amanti della scienza, c’è il discorso sul “vile denaro”. Questo progetto infatti costerà circa 20 milioni di euro nelle previsioni, soldi dell’Esa per intenderci. Che fa li dovevamo perdere? L’Esa, per chi ha un po’ di memoria, a marzo aveva dichiarato che se entro un paio di mesi non si sbloccava l’iter per Monte Mufara, sarebbe andata alle Canarie dove ancora stanno aspettando che arrivi il mese di giugno.

Ma cerchiamo di essere elastici così se la montagna ci sente comincia a stiracchiarsi, del resto la sua cima dovrà essere livellata per ospitare una bella colata di cemento di 840 metri quadri (di cui 480 coperti e 360 di piazzale) per un’altezza che sfiora i 14 metri. E vogliamo parlare dei consumi? Più o meno equivalenti al consumo standard di quasi 900 famiglie (più di 2300 MWh annui). È come se collocassimo un intero paese in cima alla montagna. Del resto se la faggeta sarà incompatibile con il microclima che si creerà sulla Mufara potremo sempre piantare delle palme. Chissà quanti turisti, una piccola California.

E grazie alla scienza, non rischieremo più di essere investiti dai detriti spaziali, che la munnizza è un problema anche nell’universo. Per quella lungo le strade, ci stiamo attrezzando. Intanto fate attenzione a non essere investiti da un cinghiale. Dovrebbe diventare la mascotte del Parco delle Madonie il cinghiale, l’esempio più lampante di come una programmazione accurata sia destinata a raccogliere risultati eccellenti. Tutto sotto controllo. Cinghiali e daini li faremo pascolare sulla luna. Basta guardare le stelle e i piccoli problemi di noi umani sembrano sparire. Cosa volete che siano le Madonie di fronte ai Bastioni di Orione? Quisquiglie!

Vi piace la prospettiva? Saremo tutti più ricchi, quindi tanto vale che il Parco delle Madonie venga soppresso e considerato inutile e antistorico. Ricordatevene fra dieci o venti anni quando nessuno si assumerà la paternità di quello che sta accadendo oggi e magari la natura chiederà il conto.

Gianpiero Caldarella, con la collaborazione di Pino Di Gesaro e Filippo Alfonso

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Isnello e il bando borghi. Il Medioevo della democrazia

L’ANTEFATTO

Isnello nella primavera del 2022 è stato fra i comuni vincitori del cosiddetto “Bando Borghi”, promosso dal Ministero della Cultura per valorizzare i piccoli Comuni, dandogli un’opportunità di resistere allo spopolamento. Hanno partecipato molti piccoli comuni, e nel comprensorio, oltre ad Isnello, i progetti selezionati sono stati quelli dei Comuni di Gratteri, San Mauro Castelverde e Polizzi Generosa.  

LE CIFRE

Il Comune di Isnello è stato risultato assegnatario di € 1.344.000 per il bando che serviranno per la demolizione dell’edificio delle poste nella centrale Piazza Mazzini e la costruzione di un nuovo edificio polivalente, per un importo che sfiora il milione di euro e servirà come infopoint, sede del museo Trame di Filo e lì verrà trasferita una sezione della biblioteca comunale.

L’immagine dell’edificio che sorgerà in Piazza Mazzini, da molti ormai conosciuto come “tabbobbio”

La restante parte del finanziamento (circa  350 mila euro) verrà usata per avviare progetti di rigenerazione urbana (ricordiamo che il fine ultimo è il contrasto allo spopolamento) con quasi una decina di partner che hanno firmato dei protocolli d’intesa con il Comune. Gli unici partner che si sono fatti avanti ad Isnello dopo la pubblicazione dell’avviso da parte del Comune sono, la Pro Loco (destinataria secondo il protocollo di intesa di 40 mila euro) e la Fondazione Gal Hassin (59 mila euro). Altri partner sono l’Ente Parco delle Madonie come partner istituzionale, Le Vie dei Tesori (29mila euro), Southworking (43 mila euro), Jacopo Fo srl (42 mila euro), la T Global (36mila euro), la EU Consulting (30mila euro), Mercadante srl (19 mila euro) e Associazione Lympha (50 mila euro). Quest’ultima è l’unica che dovrebbe cofinanziare con cinquemila euro l’azione proposta, tutti gli altri soggetti non hanno impegnato nessun euro. Certo, assisteremo a dei bei concerti, seminari di filosofia, brillanti post sul sito de Le Vie dei Tesori, ma cosa resterà alla fine alla comunità? La finta Stonehenge di Jacopo Fo, qualche schermo con alzata elettrica per il Gal Hassin, ma in che modo la comunità potrà crescere se non è stata considerata nella sua interezza come protagonista e non è stata coinvolta fin dall’inizio in questo processo di rigenerazione? Nella migliore della ipotesi noi isnellesi saremo bravi spettatori di questo spettacolo, nella peggiore saremo come gli indiani d’America, costretti a chinarsi il capo nel ringraziare per le luccicanti perline portate in dono dai colonizzatori, che vengono sempre presentati come benefattori e non come abili soggetti che fanno impresa e per fare questo bisogna essere sempre attenti a non parlare di cifre.

A queste somme bisogna aggiungere la cifra di 645.664 euro che saranno utilizzati in favore di imprese esistenti sul territorio o che dovranno nascere, attraverso la partecipazione a un bando, promosso sempre dal Ministero dal Cultura, che si è aperto l’8 giugno e si chiuderà l’11 settembre.

Un bando molto vantaggioso perché prevede contributi fino a 75mila euro a fondo perduto al 90% e nel caso di nuove imprese con prevalenza giovanile o femminile fino al 100%.

A conti fatti, stiamo parlando di circa due milioni di euro che si muoveranno a breve sul territorio.

IL FATTO

Venerdì 30 giugno alle 17 presso il Centro Sociale di Isnello, il Comune organizza un incontro-conferenza per parlare di questo bando destinato alle imprese. Tra gli interventi previsti quelli del sindaco di Isnello Marcello Catanzaro, e del suo assessore Luciana Cusimano, del Project Manager della EU Consulting Rosario Genchi, del presedente della Commissione lavoro dell’ARS Fabrizio Ferrara, del sindaco di Collesano Tiziana Cascio, del Sindaco di Castelbuono Mario Cicero, del Commissario del Parco delle Madonie Totò Caltagirone, e del dottor Antonio Tumminello come rappresentante della Tumminello srl.

La locandina della conferenza

La qualità degli interventi è pregevole anche se le belle parole poco o nulla hanno a che fare con la “ciccia”, cioè su come è realizzato il bando, chi vi può partecipare, per fare cosa ecce cc. Per arrivare a quello bisogna aspettare le ore 19 con l’intervento del dott. Genchi della EU Consulting (società che si occupa di progettazione per bandi pubblici ed oltre ad essere partner del progetto l’ha anche redatto per conto del Comune di Isnello ed è stata per questo liquidata nell’aprile del 2022).

Dopo qualche domanda da parte del pubblico, interviene il capogruppo di minoranza in Consiglio Comunale ad Isnello, Gianpiero Caldarella, ponendo anzitutto all’attenzione della platea e dei pochi relatori rimasti (il sindaco Catanzaro cortesemente si allontana non appena interviene il consigliere di opposizione) la questione della tempistica. Infatti sono passati già 22 giorni dalla pubblicazione del bando e questo è il primo incontro pubblico che si realizza. L’11 settembre è alle porte e nel mese di agosto non è esattamente facile ottenere preventivi o confrontarsi con esperti. Inoltre, dato che nel corso della conferenza è stata data notizia anche di un altro avviso relativo a tre progetti che saranno seguiti gratuitamente dalla EU Consulting, se risulteranno vincitori di un bando promosso dal Comune che si chiude il 14 luglio, allora la retorica del “ci vuole una settimana” non è esattamente calzante. Ma soprattutto il consigliere Caldarella fa riferimento al fatto che il bando borghi nasce per mettere in rete le esperienze e i saperi presenti ad Isnello ed è già successo che per quanto riguarda i partner selezionati nel marzo 2022, tra la pubblicazione dell’avviso da parte del Comune, le manifestazioni di interesse da parte dei soggetti selezionati (che spiegavano in cosa consisteva l’azione che proponevano e quanto sarebbe costata, ma non abbiamo evidenza di nessun momento di selezione delle proposte giunte al Comune) e la firma dei protocolli d’intesa NON C’È STATO NESSUN INCONTRO PUBBLICO CHE STIMOLASSE LE REALTÀ CULTURALI E ASSOCIATIVE DI ISNELLO A PARTECIPARE. Ragion per cui chi conosce le dinamiche di Isnello può capire come mai hanno partecipato solo la Pro Loco e la Fondazione Gal Hassin. Da parte nostra siamo convinti che solo il massimo grado di coinvolgimento e di partecipazione della comunità locale può dare dei frutti duraturi. Per questo il consigliere Caldarella ha cercato di mettere in guardia l’amministrazione dal non commettere gli stessi errori, anche perché in quest’ultimo anno le associazioni di categoria a Isnello (artigiani, commercianti, allevatori…) non sono mai state coinvolte o chiamate a partecipare ad incontri, anche in vista di questo bando.

Un’altra considerazione fatta dal consigliere Caldarella è quella relativa al bando sulle imprese che dovrebbe prevedere una premialità, cioè dei punti destinati alle aziende all’interno delle quali sono presenti dei residenti nel comune di Isnello. Il Consigliere viene immediatamente smentito dal Dott. Genchi che afferma che questo tipo di premialità non c’è. In realtà il bando del Ministero della Cultura lo prevede e alla fine della conferenza il Consigliere Caldarella lo fa notare al Dottore Genchi che ammette in buona fede la svista che lo ha portato a rispondere in modo errato.

Un estratto dai criteri di valutazione del bando dove si parla di premialità per i residenti

E sempre a proposito di partecipazione della comunità locale, è stato fatto notare al Dott. Genchi che l’invito a partecipare alla conferenza è arrivato al presidente del Consiglio Comunale di Castelbuono e ai consiglieri, quasi sicuramente anche a quelli di Collesano, ma non ai consiglieri comunali di Isnello, che dovrebbero essere quelli maggiormente coinvolti dall’iniziativa.

Il Dott. Genchi ha risposto che da parte loro l’invito al Comune è stato spedito. Evidentemente, per l’ennesima volta, dentro il Comune di Isnello c’è qualcuno che tende a non trasmettere, a limitare la partecipazione, ad “oscurare il cielo” per usare termini cari a certi interpreti della democrazia che mal sopportano le critiche, il ruolo della stampa e quello delle minoranze. Del resto in questo caso si parlava di borghi e Montesquieu nel Medioevo non era ancora nato.

A questo punto è iniziato il patatrac, nel senso che il consigliere Caldarella, dopo appena tre minuti dall’inizio del suo intervento, è stato interrotto più volte dal pubblico (spesso ignaro e felice di poter sentire solo una campana) limitando di fatto il suo diritto di espressione e anche il diritto di rappresentanza, trattandosi di un evento organizzato dal Comune in cui egli ricopre il ruolo di consigliere.

Nonostante le altre interruzioni riesce a fatica parlare per altri quattro minuti dopodichè il sindaco, conclude la seduta dicendo che questo è un incontro tecnico, di non fare “polemiche inutili” e che se è il caso l’aspetto politico di questo percorso sarà affrontato in Consiglio Comunale. Ora, già l’utilizzo dell’espressione “polemiche inutili” è indice della considerazione che si ha per le minoranze e per il rispetto delle regole minime della democrazia (come la trasmissione degli atti, la trasparenza e il confronto), in più parlare di un “incontro tecnico” dopo due ore di excursus politici sulle buone intenzioni che animano il comprensorio appare come una bella parola priva di sostanza.

In realtà la sostanza potrebbe essere quella che si teme di non poter sfruttare a pieno i finanziamenti messi a disposizione dal Ministero e per questo si è cercato di coinvolgere anche Castelbuono e Collesano. Un buon affare per tutti, insomma. Cosa giusta, se non apparisse come un chiaro segnale che noi isnellesi non meritiamo tutti di essere coinvolti per tempo (magari qualcuno sì) ed essere informati a dovere, ma solo a cose fatte o quasi. Il copione si ripete, la sceneggiata della concordia del comprensorio funziona, ma solo per le feste comandate.

 Il fatto che se ne parlerà in Consiglio Comunale (dove qualche membro della maggioranza ha in più occasioni cercato di limitare i tempi della discussione dicendo che “in Consiglio si producono atti, non si fa campagna elettorale”) non è certo un rimedio efficace dopo tutto questo tempo sprecato.

E a proposito di Consiglio Comunale, dato che l’On. Ferrara parlava di “turismo delle radici” e di ritorno nei territori dei cittadini emigrati, è bene ricordare che gli isnellesi che vivono fuori non possono neanche seguire il Consiglio Comunale in diretta streaming perché la maggioranza ha bocciato questa proposta. Del resto la diretta streaming dei Consigli non c’era neanche nel Medioevo.

IL SEQUEL

Come se non bastasse, qualche ora dopo la fine della conferenza, quello che era il sindaco di Collesano fino a un mese fa, Giovanni Battista Meli, sulla sua bacheca Facebook pubblica un post in cui stigmatizza il comportamento del consigliere Caldarella paragonandolo ad una “nuvola fastidiosa” che per fortuna “passa veloce..oscura, disturba per qualche minuto.. poi fortunatamente va sempre via in fretta e il sole può così ritornare a splendere..”.

E aggiunge: “È triste e difficile prendere coscienza della realtà.. quella nuvola infatti rappresenta una parte importante del vostro Consiglio Comunale.

Ritengo infatti che indipendentemente dai ruoli diversi previsti.. i rappresentanti istituzionali in queste rare occasioni, dovrebbero sempre apparire uniti, compatti, dando priorità assoluta anche alla forma…nell’interesse esclusivo della comunità rappresentata.

Vorrei dire anche a questo signore.. non ricordo nemmeno il suo nome.. che ipotizzare interventi imprenditoriali realizzati soltanto da chi ha la residenza comunale…chiude le porte ai confini locali di un paese bellissimo che al contrario ha bisogno di aprire l’orizzonte, accogliendo con entusiasmo nuovi stimoli e nuova imprenditorialità..

Avere al contrario questa visione così chiusa, cupa e limitata nelle prospettive future è veramente preoccupante e molto triste.

Cosi facendo si ostacola la prospettiva di crescita,lo sviluppo e inevitabilmente ci si isola, allontanando i giovani dal nostro territorio.”

Replicare all’ex sindaco di Collesano non è difficile una volta che si conoscono i fatti e lo si può fare anche tra virgolette: “Al Sig. Giovanni Battista Meli, che non ho nessuna intenzione di privare di un nome e di un cognome, al contrario di quanto fa lui con l’eleganza che lo contraddistingue, vorrei ricordare che l’oscurità e l’opacità sono caratteristiche delle amministrazioni che considerano la trasparenza solo un pericoloso fastidio e qui eravamo in presenza non solo di un’omissione (l’invito non trasmesso) che ledeva i diritti della minoranza, cioè di una parte consistente della comunità, ma anche di un percorso progettuale monco rispetto alla partecipazione degli attori locali. Inoltre, rispetto all’affermazione “ipotizzare interventi imprenditoriali realizzati soltanto da chi ha la residenza comunale”, va detto che questa è una sua invenzione che non sta né in cielo né in terra, forse è il frutto di un sogno tra le nuvole mentre percorreva la funivia che dovrebbe collegare Campofelice a Piano Battaglia.

Personalmente ho parlato della possibilità che ci fosse una premialità per i cittadini residenti a Isnello, cosa che di fatto è vera, così come prevista nei criteri di valutazione del Ministero della Cultura. Quindi ad avere una visione chiusa, cupa, limitata, preoccupante e triste sarebbe il Ministero che ha finanziato il progetto del Comune di Isnello. Ma lei non poteva saperlo, le bastava apostrofare un rappresentante della comunità, magari per strappare un like al sindaco di Isnello, a qualche Assessore e Consigliere, al Presidente del Consiglio. Questi ultimi, piuttosto che prodigarsi per stimolare la partecipazione, o per difendere l’onorabilità del Consiglio Comunale, hanno dato un’ulteriore dimostrazione di come sia molto più facile cercare un capro espiatorio, perché se i progetti non vanno in porto non è perché non si lavora bene, ma perché l’opposizione dice la sua e non applaude quando parla il Sindaco. La democrazia è un’altra cosa, Signor Meli. I borghi passano, come è passato il Medioevo, e come passano i like, ma i paesi restano e non tutti si piegano alla logica del più forte, dei novelli Batman che combattono le tenebre che hanno in testa.”                                                                                              

Gianpiero Caldarella

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Dalle scarpette rosse alle babbucce rosse: Indietro tutta!

Sono passati più di tre giorni dal 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, eppure le “scarpette rosse” fatte indossare dall’amministrazione comunale di Isnello alla “Madre Madonita”, magnifica scultura in bronzo di Pietro Giambelluca, sono ancora lì.

In altre circostanze si potrebbe dire che è un buon segno, che le lotte per un mondo migliore non si esauriscono nelle commemorazioni.

Poi ti capita di passare vicino alla statua della Madre Madonita, uno dei rarissimi casi nel mondo di scultura equestre con soggetto femminile e capisci che qualcosa non va. Le maestose montagne delle Madonie sono sempre lì, ma da lontano si percepisce che la luce è diversa dal solito, sui faretti sono stati infatti montati dei fogli di gelatina rossa che rendono la luce calda, creando un’atmosfera quasi da night club.

Fai qualche altro passo, ti avvicini e vedi che ai piedi della Madre Madonita sono state fatte calzare delle “babbucce”, delle scarpe da notte di colore rosso, quasi certamente fatte a maglia da qualche volenterosa, generosa e capace donna del posto.

Le babbucce hanno sostituito le scarpette rosse come se nulla fosse.

Eppure la sensazione è ancora che qualcosa non va per più motivi.

La “Madre Madonita” (P. Giambelluca, 1987) con le babbucce a Isnello (PA)

Il primo -e meno importante- è estetico; a dirla tutta non è un bel vedere. Anche un’installazione dovrebbe essere ragionata e non improvvisata. Certo, adesso che le temperature si sono abbassate la Madre Madonita sentirà meno freddo con queste babbucce, ma con le piogge si sono inzuppate, facendo letteralmente colare i piedi della povera statua.

La seconda ragione e forse la più importante è di natura simbolica. Le scarpette rosse come simbolo della violenza contro le donne sono il frutto di un’installazione dell’artista Elina Chauvet a Juàrez, città del nord del Messico, nel 2009. Da quel momento quel simbolo è stato adottato in tantissimi paesi del mondo.

E qui abbiamo a che fare con i simboli perché le scarpette rosse sono il simbolo dell’indipendenza e dell’emancipazione femminile, della libertà delle donne di vestirsi nel modo che si preferisce, anche seducente, senza per questo essere tacciate di provocare i peggiori istinti degli uomini. Anche le babbucce fatte a mano, per quanto utili e gradevoli nelle situazioni domestiche, rimandano ad un universo simbolico che è l’esatto opposto dell’emancipazione femminile. Rimandano ai tempi in cui alla donna, “angelo del focolare”, era precluso avere la stessa libertà di movimento degli uomini perché, come recitava un vecchio detto, dovevano “stare a casa a fare la calza”.

Certo, queste considerazioni di natura semiotica non saranno passate nella testa degli ideatori di questa “installazione”, ma in modo quasi istintivo sono state percepite da coloro che la osservano e che il più delle volte non si fermano a riflettere. Semplicemente ridono.

Il terzo e ultimo motivo attiene alla natura dell’opera, cioè della scultura del maestro Pietro Giambelluca, che in questo modo è stata violata nella sua natura. Non si dovrebbe agire sull’arte in questo modo, piegandola alle “grandi pensate” dell’amministratore di turno.

La Madre Madonita è lì dal 1987, e non ha mai dovuto sopportare questo tipo di “travestimento”, come fosse il “Mannekin Piss”, la statua del bambino che fa la pipì che è anche il simbolo di Bruxelles, ma quella è un’opera nata irriverente e da più di tre secoli la città la traveste in centinaia di modi.

Tutt’altra storia è quella della Madre Madonita collocata sul viale Impellitteri nel 1987, anno in cui vedeva la luce anche la famosa trasmissione “Indietro tutta” di Renzo Arbore.

E qui con questa installazione potremmo entrare di diritto nei canoni di quella trasmissione, colorata, irriverente e a tratti trash.

La troppa convinzione, unita alla mancanza di riflessione, a volte gioca brutti scherzi, ma la strada è ancora lunga.

Quindi, indietro tutta.

Gianpiero Caldarella

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Quale progetto per Monte Mufara? Lettera aperta al Sindaco di Isnello, Marcello Catanzaro

Caro Sindaco, dopo aver letto un suo post su Facebook (https://fb.watch/cBktZhjURK/) in merito al “Progetto di realizzazione dell’Osservatorio Astronomico dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea) SSA P3-NEO-VIB – FLY – EYE TELESCOPE”, sono sempre più convinto che sintetizzare vada bene, ma semplificare eccessivamente rischia di confondere quanti cercano di capire meglio qual è il progetto per Monte Mufara e quali sono le posizioni espresse all’interno del Consiglio dell’Ente Parco delle Madonie del 22 aprile.

Anzitutto, esprimerei un apprezzamento per il Presidente Angelo Merlino, che con intelligenza e senza preconcetti si è messo in una posizione di ascolto rispetto alle varie voci, istituzionali e non, che si sono alternate in quel consiglio. Lo stesso apprezzamento va ai sindaci e agli assessori dei vari Comuni presenti, che comunque non rappresentavano la totalità delle comunità madonite ma circa i due terzi. A parte lei, che ha proposto l’ordine del giorno di cui parla, solo il Presidente della Fondazione Gal Hassin e l’Amministratore unico di So.Svi.Ma. Alessandro Ficile, che sono intervenuti nella discussione, avrebbero accettato di buon grado il progetto così com’è.

Vero è che da tutte le posizioni, anche dal pubblico è emerso il sostegno al progetto di realizzare un osservatorio dell’E.S.A. a Monte Mufara, ma quando si è parlato di QUESTO PROGETTO, da tutti gli altri interventi, istituzionali e non, mi sembra di aver capito che, con diversi livelli di criticità, è emersa la necessità di verificare con attenzione come si possa ridurre al minimo il consumo di suolo necessario alla realizzazione dell’osservatorio.

Ma cosa prevede questo progetto? Uso qui le sue parole per farlo capire a chi legge: “l’edificio si comporrà di tre corpi principali, un corpo centrale che ospiterà il telescopio e la cupola, un’ala tecnica posta a sud est in adiacenza al corpo centrale presso la quale sarà installata tutta la strumentazione tecnica al servizio della cupola e un’altra ala posta a nord ovest, sempre adiacente al corpo centrale, che ospiterà il centro di elaborazione dati e anche tutta una parte dedicata al personale tecnico che lì dovrà operare. La struttura nel suo complesso si svilupperà su due livelli e soltanto il corpo centrale includerà un secondo piano. Il volume (sic) complessivo è di 840 mq di 480 coperti e 360 destinati al piazzale. L’accesso alla struttura avverrà tramite una piccola strada sterrata di circa 120 metri e larga appena 3,6 metri con un dislivello di 18 metri e una pendenza del 15%.”

Stiamo parlando di 840 metri quadri in cima a Monte Mufara, con un’altezza massima della costruzione che supera i 13 metri. Di questo stiamo parlando.

Bene, detto ciò, la sua posizione, da Sindaco di Isnello, è stata quella di calare nel consiglio questa nota subito dopo l’intervento iniziale del Presidente del Gal Hassin e ha concluso con queste parole: “con questo ordine del giorno io sostanzialmente pongo alla decisione di questo consiglio questo tema e chiedo che venga condiviso e che politicamente venga sostenuto perché adesso serve esprimere chiaramente la volontà o meno di continuare in questa strada e sostenere questo progetto.”

A questo punto non c’è stata una standing ovation ma l’intervento, forse il più duro della giornata, del sindaco di Petralia Sottana, Leonardo Neglia, che ha posto una questione di metodo e di trasparenza, non solo verso le ignare comunità locali, ma anche verso i sindaci dei comuni sul cui territorio ricade il progetto e che sembra non siano stati proprio entusiasti di quanto sia stato possibile per loro partecipare, essere convolti nella ideazione e realizzazione di QUESTO PROGETTO.

Le mie valutazioni servono a poco, ma quanti oramai da tempo si limitano ad applaudire ad ogni annuncio che viene fatto e a contestare chi dal basso pone qualche domanda e solleva qualche dubbio additandoli come “il partito del no”, è bene che leggano questo intervento e si facciano un’idea di come sono andate le cose e di come stanno le cose.

Il sindaco di Petralia Sottana, Leonardo Neglia, intervenuto subito dopo di lei ha detto: “io ho dato un’occhiata all’ordine del giorno proposto dal sindaco di Isnello e dico che esprimo la mia non condivisione rispetto all’ordine del giorno, che non significa -e voglio precisarlo- di non condivisione rispetto alla realizzazione dell’osservatorio astronomico dell’E.S.A. Condivido l’analisi fatta dal Presidente di Gal Hassin e come ricordava anche il Sindaco di Isnello, noi siamo uno dei pochi comuni delle Madonie ad aver creduto al Gal Hassin ed essere stati soci e ad aver creduto e credere ancora alla realizzazione del telescopio Fly- Eye, tanto da aver da subito approvato il comodato d’uso per quanto riguarda i terreni che abbiamo in comproprietà con i comuni di Bompietro, Castellana Sicula e Petralia Soprana, che abbiamo subito messo a disposizione per la realizzazione di questo telescopio importantissimo. Dico di più, io personalmente anche con una nota formale, avevo messo a disposizione della Fondazione Gal Hassin anche un nostro immobile comunale, “Il Grifone”, che si trova a Piano Battaglia, funzionante, anche dal punto di vista energetico efficientato, dotato di energia rinnovabile. L’avevo messo a disposizione perché questo diventasse una base per servire sia il telescopio di Isnello, sia il telescopio dell’E.S.A., ma che possa essere anche un punto di riferimento anche per tutti quegli appassionati di astronomia e a tutti quelli che vogliono avvicinarsi a questa affascinante branca della ricerca, considerato che si trova veramente a poca distanza dal telescopio. L’intento era quello da un lato di valorizzare ulteriormente questo immobile e con esso anche il comprensorio e il sito di Piano Battaglia, dall’altro c’era un riferimento a quello che è secondo me -al di là della questione dell’impatto visivo- è un principio che dovrebbe guidare il nostro agire amministrativo e cioè quello di evitare quanto più possibile il consumo di suolo. Quindi, il fatto di mettere a disposizione un edificio esistente, aveva anche questa funzione. Avevamo fatto anche un sopralluogo con il presidente della Fondazione Gal Hassin, avevo mandato le planimetrie per capire come all’interno di quest’immobile si poteva anche pensare a qualcosa che fosse anche funzionale al telescopio. Ecco, questo è uno dei primi motivi che mi hanno, come dire, indisposto, rispetto a un metodo, una procedura che io ho ritenuto non proprio impeccabile, tant’è che poi ha prodotto anche una situazione in cui non mi volevo e non mi voglio trovare. Uno scontro, questa è una delle cose su cui bisognava stare attenti e ci doveva essere uno sforzo per evitarlo. È chiaro che le cose umane sono tante e complesse che a volte gli scontri si generano, però, da parte delle istituzioni, ci deve essere un tentativo per evitare che tutto si risolva in chi è pro e chi è contro, ci deve essere una sintesi delle varie posizioni. In tal senso ringrazio il presidente per aver dichiarato il recupero di un metodo, una procedura che è importantissima e questo potrebbe essere già la partenza per tentare di ricomporre quantomeno un dialogo che francamente sui social non mi ha appassionato e al quale non ho partecipato né intendo farlo. 

È quindi una questione di metodo e per quanto riguarda il comune di Petralia Sottana, nel cui territorio ricade la struttura da realizzare; c’è stata una scortesia istituzionale. Avrei gradito, anche coinvolgendo i proprietari del terreno (Castellana, Bompietro e Petralia Soprana) che, Pino (ndr: rivolto a Pino Mogavero, presidente della Fondazione Gal Hassin), chi ne ha la titolarità istituzionale, quantomeno organizzasse un incontro con i soggetti, come il Comune di Petralia o il Parco, per spiegare il progetto…”

A questo punto interviene il Presidente della Fondazione Gal Hassin, Pino Mogavero e inizia un botta e risposta.

Mogavero“Ma l’abbiamo fatto, l’abbiamo fatto. Lo abbiamo presentato (ndr: si riferisce all’evento Gal Hassin del 29 agosto 2021) e invitato tutti i sindaci. Io ho invitato tutti. Se non sei venuto non è colpa mia”.

Neglia“Va bene, allora, se non sono venuto, però, Pino, allora è inutile che mi chiedete il parere”.

Mogavero“Io ti chiedo pareri? Io non ti chiedo niente”.

Neglia“È inutile che mi si chieda il parere come Comune a questo punto. Io sto parlando di cortesia istituzionale”.

Mogavero“Quando tu mi dici che hai messo a disposizione i locali, la prima volta mi hai detto: ‘Presidente, qua è tutto libero…”

Neglia“Presidente, io vorrei parlare…”

Mogavero“Però devi dire le come stanno”

Neglia“Io sto dicendo le come stanno. Io avrei gradito perché potevo chiedere direttamente ai tecnici che stanno redigendo il progetto se potevamo anche limitare il consumo di suolo che è stato previsto in questo progetto. È mia facoltà chiederlo? Dal punto di vista della presentazione io sono assolutamente d’accordo sul fatto che si realizzi il telescopio a Monte Mufara, però consentimi, e penso che qualunque sindaco, e tu lo sei stato sindaco, richiede anche rispetto, che nel proprio territorio venga anche coinvolto nella definizione del progetto e anche nella ideazione del progetto e anche nella proposizione di dubbi che ogni Sindaco può avere rispetto a qualcosa che si realizza. Quindi, secondo me, è legittimo da parte mia anche essere stato indispettito da una procedura che non mi ha coinvolto completamente, ma non in quanto Leonardo Neglia, ma in quanto Sindaco del Comune dove va alloggiato il telescopio. In breve, io non posso condividere il progetto di realizzazione dell’osservatorio, che è cosa diversa dal condividere il fatto che l’osservatorio è bene che si faccia, perché dal punto di vista scientifico, della ricerca, turistico e promozionale del territorio ha una grandissima validità, ma io quest’ordine del giorno non lo condivido e vorrei che fosse messo a verbale.”

Mi scuso con i lettori e con il sindaco di Isnello, Marcello Catanzaro, se non sono riuscito ad essere sintetico ma da quel consiglio dell’Ente Parco delle Madonie sono venuti fuori tanti interventi di grande interesse, alcuni dei quali credo che andrebbero approfonditi e trattati in un successivo pezzo. 

In pratica, il momento di stappare lo champagne non è ancora arrivato.

Gianpiero Caldarella

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Una spremuta di acqua intelligente/3

Inchiesta-“cuntu” sulla rivoluzione in atto nel settore idrico in molti comuni delle Madonie e del Palermitano – Cap. 3

I CASI PARTICOLARI E IL DUBBIO: UNA SCELTA VERAMENTE CONVENIENTE?

segue da: https://scomunicazione.wordpress.com/2021/06/14/571/(si apre in una nuova scheda)

Ci siamo chiesti come mai i comuni di Gangi, Pollina e Gratteri non abbiano aderito all’accordo quadro dal momento che, per come è stata dipinta la faccenda, sembra un percorso conveniente per tutti. 

Il sindaco di Gangi, Francesco Paolo Migliazzo, sentito a fine marzo, ci dice che “dipende dal fatto che noi avevamo già acquistato i contatori e quindi non era il caso. Abbiamo investito diverse centinaia di migliaia di euro qualche anno fa, non ero sindaco io e quindi i contatori sono a norma. Avevamo una minima parte non a norma ma li abbiamo acquistati e li stiamo sostituendo, quindi ovviamente non abbiamo aderito. Sa, stiamo parlando sempre di denaro pubblico. L’unica differenza è che i nostri contatori non hanno il telecontrollo. Ce ne faremo una ragione e andiamo a rilevare la lettura con un impiegato”.

Il sindaco di Gangi, Francesco Paolo Migliazzo

Tutto chiaro, i contatori per legge vanno sottoposti a revisione o sostituzione ogni dieci anni e il comune di Gangi li ha già sostituti da poco. Nessuna legge tra l’altro impone dei contatori smart.

Un po’ più interessante è il caso del Comune di Pollina, contattato telefonicamente a fine marzo. L’assessore Salvatore Gaglianello in merito ai motivi che hanno portato a non sottoscrivere l’accordo quadro risponde: “proprio pochi minuti fa ho parlato con il nostro assessore, Scialabba, che è assessore al comune di Pollina ed è anche assessore all’Unione dei Comuni, il quale mi ha detto di parlare con Sosvima, con Ficile, per capire, perché qui noi non ne sappiamo niente. Non ne sappiamo niente, perché, diciamo, questa rinuncia è stata fatta dalla precedente amministrazione, in quanto noi ci siamo insediati ad ottobre (ndr: 2020) e la cosa è una cosa vecchia che noi abbiamo saputo quando lei ha chiamato il sindaco Musotto (ndr: un paio di giorni prima avevamo scambiato due battute col sindaco Musotto che ci aveva rimandato all’assessore), perché altrimenti non ne sapevamo niente di questa cosa. Stiamo cercando di capire per quali motivi, perché la precedente amministrazione non ha aderito a questo progetto (…) anche perché non le nascondo che io mi occupo anche di tutto l’idrico a Pollina e avere i contatori con l’autolettura per noi sarebbe importante”.

A spiegare meglio le ragioni di questa “assenza”, ci pensa ancora una volta l’amministratore unico di Sosvima, Alessandro Ficile: “per quanto riguarda Pollina questo percorso di assistenza tecnica è partito con l’amministrazione Culotta la quale non si è sentita. Eravamo all’inizio del 2020, le elezioni dovevano essere a maggio, poi come lei sa la pandemia ha spostato il termine e alla fine si è arrivati ad ottobre. Quindi diciamo, fra gennaio e febbraio, quando tutti gli altri comuni hanno richiesto il nostro supporto tecnico, lei ha ritenuto opportuno di -come dire- non farlo anche per non mettere di fronte a un fatto compiuto, a una scelta del genere, la nuova amministrazione che si sarebbe insediata da lì a poco e che invece poi per altri motivi, le elezioni sono slittate e sono state portate ad ottobre. Quindi il motivo è di opportunità, di scelta, di visione, perché il comune di Pollina rientrava tra i comuni che in una prima fase abbiamo seguito”.   

Questo spaccato di conversazione d’un tratto inserisce un altro attore nel nostro racconto e cioè la politica. Il fatto che aderire o meno a questo accordo quadro, al di là dei tecnicismi e dei vantaggi e delle incertezze sulle scelte ancora da prendere, sia anzitutto il frutto “di una scelta, di una visione”, non lascia adito a dubbi. Si tratta indubbiamente di un atto politico, qualcosa di più di un atto dovuto, per dirla in breve. Inoltre, secondo la ricostruzione di Ficile, la delicatezza con cui l’ex sindaco Magda Culotta tratta l’amministrazione che seguirà, non meritevole di essere messa “di fronte a un fatto compiuto”, stride con il basso profilo tenuto da tutti o quasi gli enti coinvolti in questa faccenda in merito alla comunicazione e alle informazioni che potevano essere veicolate alle decine di migliaia di cittadini coinvolti dalle trasformazioni in atto nel settore dell’acqua. Per dirla con le parole, tra l’altro già citate, di uno dei sindaci coinvolti nell’accordo quadro: “attendevamo solo la conclusione del procedimento”. In altre parole, il fatto compiuto.

Dopo Gangi e Pollina, l’ultimo “caso particolare” da prendere in rassegna è quello del Comune di Gratteri. Riusciamo a contattare telefonicamente a fine marzo l’assessore Nico Cirrito a cui chiediamo come mai il Comune di Gratteri non ha aderito all’accordo quadro e la sua risposta è illuminante: “noi abbiamo fatto, diciamo, un’indagine di mercato, abbiamo chiamato direttamente Hitron e il fornitore di Hitron è Immedia che ci ha fatto uno sconto che a nostro avviso è più vantaggioso, ma forse è meglio che parli con l’ufficio tecnico che ha i dati per fare la fornitura diretta, risparmiando un bel po’ di soldi, penso. Siccome il nostro è un comune modesto, abbiamo acquistato un contatore che mediante la lettura pro-scan, noi passando per le strade del paese mediante questo sistema riusciamo ad avere una lettura immediata a differenza, penso, di altri contatori che andrebbero a fornire il dato direttamente alla centrale, praticamente in comune”.

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Una spremuta di acqua intelligente/2

Inchiesta-“cuntu” sulla rivoluzione in atto nel settore idrico in molti comuni delle Madonie e del Palermitano – Cap. 2

segue da: https://scomunicazione.wordpress.com/2021/06/14/una-spremuta-di-acqua-intelligente-inchiesta-cuntu-sulla-rivoluzione-in-atto-nel-settore-idrico-in-molti-comuni-delle-madonie-e-del-palermitano—cap-1/

UNA SCELTA CORALE E UNA DISCUSSIONE APERTA

Posta in questi termini, tutta la vicenda sembra non meritare particolare attenzione dal punto di vista giornalistico, come se il percorso fin qui elaborato dalle amministrazioni che gestiscono gli acquedotti fosse né più e né meno che un atto dovuto. Eppure una scelta tanto strategica quanto onerosa per le comunità coinvolte avrebbe sicuramente meritato più spazio nel campo della comunicazione istituzionale. In altre parole, le amministrazioni comunali avrebbero potuto fornire più informazioni sulle trasformazioni in atto nel settore idrico e delle scelte che stavano ormai da tempo operando.

Quello che succede è invece che un minimo di dibattito pubblico inizia a crearsi dopo che gli undici comuni coinvolti, tra il 16 dicembre 2020 e il 20 gennaio 2021, con delle delibere di giunta -cioè senza un mandato esplicito dei vari consigli comunali- approvano uno schema di accordo “per il conferimento, all’Unione dei Comuni “Madonie” del mandato per l’attivazione di un Accordo Quadro ai sensi dellart.54 del D. Lgs n. 50/2016, per la fornitura di Kit di contatori intelligenti da installare presso le utenze civili ed industriali” servite dagli stessi comuni nell’ambito del Servizio Idrico Integrato. Il primo Comune a firmare questo accordo è Sclafani Bagni, l’ultimo Petralia Soprana, dove ha sede l’Unione dei Comuni.

A questo punto, soprattutto sui social data la pandemia e l’impossibilità di riunioni in pubblico ci si inizia a chiedere quanto costeranno questi contatori smart, se la gestione del servizio idrico continuerà ad essere interamente pubblica, se i comuni avranno le necessarie risorse, cioè di personale competente per gestire delle reti informatiche capaci di interfacciarsi con ogni singolo contatore intelligente. 

Arriva quindi il momento in cui alcuni sindaci, come quello di Isnello, Marcello Catanzaro, sollecitato sulla questione via social, rassicura la popolazione dicendo che la gestione dell’acqua rimarrà pubblica e che per questo obbiettivo i comuni che hanno firmato l’accordo con l’Unione si sono impegnati in una battaglia che dura da più di un anno ottenendo il “regime di salvaguardia” che consentirà di continuare a gestire il servizio idrico senza cedere questa competenza all’Amap S.p.A. (Azienda municipalizzata Acquedotto di Palermo, ente gestore del servizio idrico integrato in 34 comuni dell’area metropolitana di Palermo), che quella dei contatori intelligenti è una scelta di efficientamento e di progresso, che l’Unione dei Comuni rappresenta gli interessi di ogni singolo comune e che in sostanza il comune di Isnello, nello specifico, ha le risorse o quantomeno le potenzialità per affrontare le nuove sfide contando sui propri mezzi. Sul come mai poco era stato comunicato fino a questo punto, la risposta data il 26 gennaio su Fb non lascia adito a dubbi: “Divulgare pubblicamente il raggiungimento e gli effetti di questo importante traguardo raggiunto era già intendimento di questa Amministrazione: attendevamo solo la conclusione del procedimento”.

Il sindaco di Isnello Marcello Catanzaro

La situazione è più o meno analoga negli altri comuni, vale a dire che i cittadini poco o nulla sanno di quanto sta accadendo. Intanto i fatti si susseguono rapidamente.

Il 18 febbraio 2021 con la determina n.3 l’Unione dei Comuni nomina il geometra Salvino Spinoso -già responsabile tecnico del comune di Petralia Soprana e a quella data in forze presso l’Unione dei Comuni-, come Responsabile Unico del Procedimento (R.U.P.) per l’attuazione della fornitura dei kit di contatori intelligenti. A firmare la determina è il Responsabile del settore tecnico dell’Unione, ingegnere Pietro Conoscenti.

Da notare che nella stessa determina, tra le premesse, si legge che “l’Amministratore Unico di SOSVIMA SpA con nota prot. N° 1780 dell’16.02.2021 ha invitato il Responsabile del Settore Tecnico dell’Unione di voler procedere con la massima celerità possibile all’avvio delle procedure necessarie al raggiungimento del precitato obiettivo”

Con questo passaggio nel nostro racconto entra in gioco un altro attore, cioè la Sosvima (Società Sviluppo Madonie), una società pubblico-privata nata nel 1997 come soggetto responsabile del patto territoriale e che da tanti anni consorzia enti pubblici e forze imprenditoriali, diventando ormai da tempo una realtà consolidata per lo sviluppo del territorio, grazie alle sue capacità progettuali e relazionali. A guidare la Sosvima, che ha sede a Castellana Sicula, è l’amministratore unico dottor Alessandro Ficile.  

Dal contenuto delle poche righe in cui la Sosvima è citata nella determina, possiamo dedurne che di certo non manca di autorevolezza o di capacità di convinzione se solo due giorni dopo dal “sollecito” viene nominato il RUP.

Qualcosa però non ha funzionato per il meglio, dato che il 7 aprile 2021 il geometra Spinoso rassegna le sue dimissioni volontarie irrevocabili dal ruolo di Responsabile Unico del Procedimento e così il 19 aprile 2021 con la determina n.19 dell’Unione dei Comuni viene nominato il nuovo Rup nella persona dell’ingegnere Pietro Conoscenti. A firmare la determina è ancora una volta il Responsabile del Settore Tecnico dell’Unione, cioè l’ingegnere Pietro Conoscenti. Quale sia il motivo delle dimissioni non si sa, ma quello che salta agli occhi è che solo tre giorni dopo, il 22 aprile, viene approvato dall’Unione il progetto per la fornitura di Kit di contatori intelligenti, un “piccolo” progetto da quasi tre milioni di euro.

In evidenza

Una spremuta di acqua intelligente/1

Inchiesta-“cuntu” sulla rivoluzione in atto nel settore idrico in molti comuni delle Madonie e del Palermitano – Cap. 1

Mettetevi comodi se avete voglia di sapere cosa si muove in molti comuni del palermitano e in particolare delle Madonie attorno ad uno dei beni primari per la vita dell’uomo e cioè l’acqua. In fondo riguarda anche le vostre tasche, dato che diversi comuni si stanno attrezzando con dei mutui per far fronte alle spese necessarie per adeguarsi alle nuove leggi e regolamenti. Sono tutte quante spese necessarie? Starà a voi rispondere a questa ed altre domande, se avrete un po’ di tempo e di attenzione da dedicare alla lettura di questo lungo pezzo. Del resto anche l’acqua impiega il suo tempo per scendere dalle montagne fino a valle. A noi invece tocca l’onere di proporvi questo “cuntu”, un’inchiesta che inizia proprio dal conto, dal conteggio dell’acqua che sarà affidato a dei contatori intelligenti e che abbiamo diviso in tre parti. Seguirà poi la parte relativa al regime di salvaguardia, quello ottenuto dai comuni per continuare a gestire in proprio il servizio idrico. Anche lì ci sarà tanto da raccontare e da spiegare. In quanto al metodo, abbiamo deciso di non dare nulla per scontato, per questo abbiamo citato nel dettaglio leggi e regolamenti, abbiamo cercato di guardare ai vantaggi e ai possibili svantaggi di determinate operazioni su larga scala, abbiamo cercato di avere informazioni su cosa accade altrove per capire meglio cosa sta succedendo sulle Madonie. Adesso possiamo aprire i rubinetti. Servitevi pure.

I NUOVI CONTATORI: DOVE QUANDO E PERCHE’

Tra qualche mese in undici comuni delle Madonie faranno la loro comparsa i nuovi contatori intelligenti che andranno a sostituire i vecchi contatori dell’acqua. Veniamo ai numeri: un totale di 21.980 contatori e 37 sistemi smart (telelettore e software di gestione) per un importo a base d’asta che è stato fissato in quasi tre milioni di euro, per la precisione 2.940.893,79 euro

Tabella tratta dalla deliberazione n.16/2021 della giunta dell’Unione dei Comuni “Madonie” con i costi complessivi del progetto.

Il progetto “Fornitura di kit contatori per acqua potabile con modulo di telelettura” è stato infatti approvato dalla giunta dell’Unione dei Comuni Madonie il 22 aprile 2021 e il 3 giugno è stato sottoscritto l’avviso pubblico di manifestazione di interesse per procedere alla selezione delle aziende che parteciperanno alla procedura ristretta. Ultimo giorno utile alle imprese che vorranno  partecipare a questa gara sarà il 6 luglio.

I comuni interessati a questa “rivoluzione smart” sono: Caltavuturo, Campofelice di Roccella, Castelbuono, Collesano, Geraci Siculo, Isnello, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Polizzi Generosa, Scillato e Sclafani Bagni, al cui interno risiedono complessivamente più di 35mila cittadini.

Isnello e il diritto alla parola

A Isnello se non sei candidato non hai diritto alla parola”.

“Fatti ‘a lista e parri !!!! “

-Era più o meno questo il succo di uno degli interventi dal pubblico, che sono venuti fuori sabato 8 aprile, nell’assemblea cittadina che si è tenuta al Centro sociale, in occasione della presentazione del progetto: “Autonomia e Trasparenza”.

-Un “insolito” incontro per la comunità di Isnello, visto che di fatto non si presentava nessun candidato sindaco e nessuna lista.

Un incontro molto partecipato, ma soprattutto un incontro corale, dove tutti quelli che erano dietro al tavolo hanno preso la parola, si sono divisi il tempo, pur avendo idee e provenienze diverse. Una questione di metodo, e anche se può sembrare un dettaglio, questa evidenza si scontra con una realtà a cui siamo abituati da tempo e cioè, che ci debba essere un “salvatore della patria” che parla per tutti e a cui si affida tutto.

-Più persone, anche tra il pubblico, hanno esposto le loro idee sull’identità di questa comunità che negli ultimi trent’anni ha sperato in uno sviluppo che fosse legato all’istituzione del Parco delle Madonie, al Turismo e che ha visto disattese molte delle promesse e delle aspettative di un tempo.

-Oggi buona parte di questa comunità spera nel Parco Astronomico, come volano per uno sviluppo turistico del paese. Il rischio che l’opportunità si trasformi in illusione è però dietro l’angolo. Non è una questione di disfattismo o di realismo, piuttosto un sano atteggiamento di prevenzione del danno.

Ci sono tanti possibili modi per legare il Parco Astronomico al centro abitato ed alcuni di questi sono stati esposti durante la serata. Principalmente è stata sottolineata l’importanza, che le due istituzioni, si pongano in un’ottica di collaborazione e di crescita reciproca e non di subordinazione.

-Il Comune non è una succursale del Parco Astronomico. Se un domani dovessero esserci visioni diverse rispetto alle possibilità di fare qualcosa insieme, o sul numero di impiegati comunali da destinare al P.A. (perché, giusto per fare un esempio, magari servirà qualcuno per tenere aperto un ufficio turistico) o per qualunque altra divergenza possa nascere, sarebbe bene iniziare con un confronto franco e senza ipoteche. Per questo l’Autonomia oggi ha un gran valore.

-Ma l’azione più difficile è quella di dare alla comunità un punto di vista diverso e stimolare un cambiamento di atteggiamento, ammettendo fin dal principio che ognuno di noi, compreso chi scrive, non ha fatto abbastanza finora. Ragion per cui qualcuno ha fatto troppo e a qualcun altro non è stato permesso di fare nulla.

-La competenza dell’uomo solo al comando si è rivelata un’arma a doppio taglio, perché se qualcuno sa troppo di più rispetto a chi gli sta accanto e non trasferisce nel tempo le sue competenze, anche per assicurare un ricambio generazionale, allora il concetto di partecipazione e di trasparenza vanno a farsi benedire e il tutto diventa una questione di tecnicismi e di percorsi obbligati. La storia recente delle istituzioni europee insegna qualcosa, forse più di una citazione di Aldo Moro.

“È la democrazia, bellezza…!!”

“Ci vogliono i numeri…!!”

-Ma i numeri da soli – e lo dimostra la storia di questa comunità -, non hanno portato sviluppo, crescita economica e culturale, ma arroccamento attorno alle famiglie, emigrazione e una scarsa propensione al confronto, associata a una poca capacità di fare autocritica. Da lì bisognerebbe ripartire.

-In molti addossano la responsabilità di tutto questo, in modo molto facile, all’attuale sindaco che sicuramente ha le sue responsabilità, ma qui le parti in gioco sono state e sono almeno tre: 1) il sindaco, 2) gli amministratori -cioè i consiglieri e gli assessori-, 3) la popolazione, tutta. Continua a leggere

Parco Astronomico delle Madonie: cieli blu e sangue blu

Il Principe” è ritornato. A Isnello, sede del Pam Gal Hassin, lo chiamano così Francesco Licata di Baucina, da decenni uomo di punta della burocrazia regionale, al comando di aziende ospedaliere, parchi regionali e negli ultimi quattro anni direttore generale di ARPA Sicilia, l’Agenzia per l’Ambiente.

E il consiglio comunale di Isnello, nella “storica” seduta del 28 ottobre 2016, oltre che approvare lo statuto e l’atto costitutivo della Fondazione che gestirà il Parco Astronomico da 13 milioni di euro inaugurato l’11 settembre scorso, ha anche nominato tre dei cinque consiglieri di amministrazione della Fondazione, tra cui, per l’appunto il “Principe”.

Francesco Licata di Baucina

Francesco Licata di Baucina

E a Francesco Licata di Baucina il sangue blu non manca davvero. Nel blasone familiare, oltre che il titolo di principe vi sta anche quello di conte di Isnello, antico paese delle Madonie dove il superburocrate ha fissato la sua residenza, nella maestosa fattoria di famiglia in località Mongerrate. Una fattoria con tanto di piscina e charme offerto agli ospiti paganti che pernottano in quel territorio ricco di bellezze naturalistiche, visitatori desiderosi di vedere gli alberi secolari, i cinghiali e perché no, anche il Parco astronomico.

Naturalmente in paese lui non si vede quasi mai. Nulla di strano per un uomo gravato da tanti impegni e responsabilità nella gestione di strutture complesse. Eppure a Isnello tutti lo conoscono, forse anche perché ricopriva il ruolo di segretario comunale alla fine degli anni ’80. Il sindaco era lo stesso di oggi, Giuseppe Mogavero, colui che più si è speso per realizzare il Parco Astronomico, tanto da essere stato recentemente insignito del premio “Pigna d’argento”.

Va detto che se Gal Hassin è una realtà lo si deve anche a Gianfranco Miccichè, che non ha certo bisogno di presentazioni. E Miccichè è stato più volte ringraziato pubblicamente per essersi -anche lui- speso, quando nel 2009 era sottosegretario con delega al Cipe, nel sostenere il progetto del Parco Astronomico che ricevette un finanziamento da 7,5 milioni di euro. Un uomo di centro-destra che sostiene il progetto di uno dei pochi sindaci di sinistra in Italia che nei primi anni 2000, era stato persino eletto col simbolo di rifondazione comunista. Quando si lavora con passione per il territorio, si diceva, non ci sono steccati ideologici che tengano.

E giù applausi e ringraziamenti per Micciché.

Magari anche Francesco Licata di Baucina si sarà congratulato con l’ex viceministro dato che non è un mistero che fra due corre da tempo buon sangue, tanto che in un articolo de La Repubblica del 10 maggio 2006 si parla “dell’investitura di Francesco Licata di Baucina, manager vicino a Gianfranco Micciché, nominato direttore generale dell’azienda ospedaliera Civico.”

(http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/05/10/nomine-il-record-di-cuffaro.html)

Naturalmente questo non vuol dire nulla, come sempre. Il comune cittadino non che può sentirsi soddisfatto nel rilevare che certi incarichi vengono spesso affidati in un clima di rispetto e di fiducia che il tempo non riesce a scalfire. Cameriere: champagne! Continua a leggere

Il futuro di Gal Hassin

Il Parco Astronomico delle Madonie si appresta ad essere gestito da una Fondazione. Quali i risultati già ottenuti, i finanziamenti, le partnership, gli attori coinvolti, le prospettive, i costi di gestione, le opportunità per il territorio e gli imprenditori? Ne parliamo con il sindaco di Isnello Giuseppe Mogavero.

Il Parco astronomico delle Madonie sembra riscuotere un buon successo. Quante persone hanno già visitato il planetario a un mese esatto dalla sua apertura?

Noi registriamo ogni fine settimana l’ingresso di circa 500 visitatori paganti per la proiezione nel planetario e la visita del parco del tempo. Con 5 euro offriamo due ore di visita con guida. Manterremo sicuramente questo prezzo basso per le scuole però è indubbio che aumenteremo qualcosa a partire dai prossimi mesi per quanto riguarda i gruppi e gli utenti della divulgazione perché offriremo ancora più servizi che hanno un costo di personale, di formazione, di utilizzo di strutture. Abbiamo prenotazioni per tutto il mese di ottobre e le scuole e i gruppi cominceranno a prenotare da novembre in poi secondo le indicazioni che noi abbiamo dato.

Ci sono scuole che hanno già prenotato?

Sì, alcune hanno già prenotato ed altre propongono delle visite nei mesi primaverili o nella prima parte dell’estate del prossimo anno.

Il Parco del tempo e il Planetario sullo sfondo

Il Parco del tempo e il Planetario sullo sfondo

Per consentire l’avvio delle attività del Parco astronomico l’Inaf (Istituto Nazionale di Astrofisica) ha ricevuto un finanziamento di 500mila euro dal Miur, cioé dal Ministero per la Ricerca. E’ corretto?

Benissimo, noi abbiamo ricevuto 500 mila euro dal FOE (Fondo Operativo Enti di ricerca) nel 2015 ma l’altro finanziamento per il 2016 è stato già decretato, quindi fidiamo su una contribuzione di un milione di euro e penso che entreremo a regime stabilmente nei finanziamenti del Miur. Quindi 500mila euro l’anno. Tutto transitò come Inaf perché il Comune non è un ente di ricerca. Per ora il tutto è intestato al Comune di Isnello e non alla Fondazione che stiamo per definire e che dovrebbe arrivare in Consiglio comunale tra 10 o 15 giorni (ndr: l’intervista è del 13 ottobre) per l’atto costitutivo e l’approvazione dello statuto. La Fondazione sarà poi titolata per poter accedere direttamente ai finanziamenti tramite i progetti che presenterà sia sulla didattica che sulla ricerca. Tieni conto che l’Inaf, l’Agenzia Spaziale Italiana e i grossi enti di ricerca entreranno in Fondazione come fondatori aderenti, già lo hanno anticipato.

Questi fondi dovrebbero essere sufficienti?

No, però io ritengo che se questo dovesse essere il trend, ampliando anche l’offerta che verrà potenziata a partire dal prossimo gennaio, con l’utilizzo dei telescopi per le osservazioni notturne, l’arredo del museo con l’utilizzo delle tecniche espositive più evolute e tutto il resto, credo che alla fine avremo un bilancio di almeno 750mila euro annui, tra contributi del Miur e bigliettazione. I primi 500 mila euro noi li abbiamo spalmati su due anni perché non avevamo certezza del contributo di quest’anno. Ora che lo abbiamo avuto, possiamo programmare per tempi più lunghi. In più va tenuto conto che in Fondazione faranno il loro ingresso dei soci che metteranno o servizi quantificabili o contribuzioni per servizi che vengono dati o per esempio l’intera sostenibilità energetica del tutto, tramite l’ingresso di Enel in fondazione. Se tutto va bene, nell’arco di due o tre anni potremo essere completamente autonomi dal punto di vista della sostenibilità dell’intera operazione.

Una parte dello spazio museale che sarà allestito nei prossimi mesi

Una parte dello spazio museale che sarà allestito nei prossimi mesi

Quindi si prevede l’ingresso di Enel in fondazione?

Si, siamo in trattativa con Enel, nel senso che noi affideremmo ad Enel una superficie utile per un impianto di fotovoltaico o per sperimentare il termodinamico o altre forme che l’Enel riterrà e di contro Enel dovrebbe garantirci il sostentamento energetico. Ecco questa cosa mi sembra importante: in Fondazione possono entrare come fondatori aderenti o sostenitori anche imprenditori che intravedono all’interno della stessa un proprio interesse o che vogliono sponsorizzare l’attività perché funzionale allo sviluppo complessivo del territorio. Al momento ogni settimana vengono in media due imprenditori da fuori. Continua a leggere