La bacchettata magica: altissima velocità sulla Palermo-Catania.

Crolla un ponte sull’autostrada Palermo-Catania e d’un tratto, come per miracolo, i siciliani scoprono che a partire dai primi di maggio in treno ci vorranno “solo” tre ore scarse per percorrere una tratta che, fino a questo momento, si percorre in una media di cinque ore. E tutti lì a lamentarsi che comunque, per fare più del triplo dei chilometri, da Roma a Milano, ci si impiega lo stesso tempo e forse anche meno. Verissimo, ma la domanda che bisognerebbe porsi è come mai queste “magie” non siano state fatte prima. Forse perché erano le compagnie private dei bus a doverci guadagnare, col tacito accordo di tutti, anche dei governi che fino a questo momento le hanno foraggiate. Disastro svela magagna.

Orlando, Crocetta e Bianco

Viene da pensare che, seguendo la stessa logica, se per un motivo o per un altro l’aeroporto di Lampedusa dovesse andare ko per un certo momento (per esempio a causa di un drone impazzito), allora il collegamento via mare col traghetto diventerebbe più veloce e più regolare. Magari arriverebbe tutti i giorni e impiegherebbe solo quattro o cinque ore anziché nove o dieci. Per il momento godiamoci ancora l’insostenibile lentezza dell’essere. Sì, di quell’essere miracoloso che è la Regione Sicilia. Avanti tutta, ma con moooooolta calma.

Gianpiero Caldarella

Frammenti di un discorso antimafioso (V/2)

Vittime: più facile arrivare all’unificazione dei corpi di polizia che all’omogeneità di trattamento per le vittime di mafia. Ci sono quelle di serie A, di serie B e persino quelle che giocano in terza categoria con le pezze al culo. L’arbitro, come da regolamento, veste sempre di nero, sotto un lungo cappotto in cachemire. Diversamente dagli eroi, le vittime di mafia non hanno mai goduto di eccessiva considerazione da parte del cittadino medio che praticamente li sconosce. Provate a chiedere in giro chi era Epifanio Li Puma. La risposta sarà più o meno questa: “Li Puma, Li Puma, questo nome mi ricorda qualcosa. Ha a che fare con le scarpe da tennis? Ho indovinato?”. Le vittime di mafia in Italia sono tantissime, centinaia, migliaia, più del numero dei santi riprodotti nelle immaginette sacre in vendita sotto il porticato del Duomo di Monreale, con la differenza che a loro non è dedicato nemmeno un giorno sul calendario. Niente che somigli vagamente al 4 novembre, giorno in cui lo Stato onora i caduti in guerra, forse perché non si è mai sentito in guerra con la mafia o forse perché in fondo sa che la mafia e le sue vittime sono qualcosa di più antico dell’Unità d’Italia. Quindi, perché preoccuparsene? In effetti, per trovare una delle prime vittime eccellenti bisogna risalire fino al 3 marzo 1861, solo due settimane prima della proclamazione del regno d’Italia, quando a cadere a Santa Margherita Belice, fu Montalbano. No, non il commissario ideato da Andrea Camilleri…

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Frammenti di un discorso antimafioso (V/1)

Vaccino: quello contro la mafia è un mito simile a quello della pietra filosofale, con la differenza che quest’ultima avrebbe dovuto trasformare la materia in oro, mentre il vaccino in questione dovrebbe trasformare le merde in uomini. In fondo è il sogno di tutti gli antimafiosi: eliminare il male alla radice, una volta per tutte. Purtroppo, se mai esisterà veramente un vaccino contro la mafia, non sarà certo distribuito a gratis e con ogni probabilità sarà prodotto da una multinazionale farmaceutica che agirà secondo logiche di tipo mafioso. Eppure la mafia, come la peggiore delle malattie contagiose continua ad essere combattuta con cure -come il sequestro dei beni, il carcere duro, le leggi speciali…- che sono efficaci solo nel breve periodo, finché il virus si trasforma e ci si accorge che nuovi ceppi della malattia sono in circolazione. Neanche l’aids o ebola hanno meritato le stesse attenzioni e gli stessi studi per così tanto tempo, eppure la mafia sta ancora lì e secondo illustri studiosi…

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Frammenti di un discorso antimafioso (U)

Uccidere: effetto collaterale dell’estate ben raccontato dal ministro Angelino Alfano che alla fine del 2011 firma il suo primo capolavoro letterario: “La mafia uccide d’estate”, edito da Mondadori. E tutti lì a chiedersi quando sarebbe uscito il seguito: “La mafia uccide d’inverno”, o se “La mafia uccide in autunno” sarebbe uscito prima o dopo de “La mafia uccide a primavera”. Insomma, il Paese era nel caos e non sapeva se doveva aspettarsi una nuova saga letteraria, tipo “Il Signore degli Anelli” o se la fatica intellettuale del ministro poteva considerarsi conclusa dopo la vittoria alla sagra del libro di Carrapipi.

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Per fortuna, esattamente due anni dopo, il conduttore televisivo Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, mette un punto fermo sulla questione firmando il suo primo capolavoro cinematografico: “La mafia uccide solo d’estate”. Solo d’estate! È chiaro? In un colpo solo vengono stroncate le ambizioni letterarie del ministro e soddisfatte le curiosità morbose degli italiani. Chi ha voglia di ripercorrere tutte le quattro stagioni è costretto a rifugiarsi nell’ascolto del solito Vivaldi. E così il libro di Alfano rimase semisconosciuto…

Ufficiale: forma di verità biodegradabile. La verità ufficiale, quando è applicata a processi di ricostruzione storica dei fatti di mafia è spesso soggetta ad essere degradata a verità sottufficiale, cioè con molti punti oscuri o incongruenze e infine a verità congedata con disonore….

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Frammenti di un discorso antimafioso (T)

Trattativa: rinnovo degli accordi prematrimoniali fra Stato e mafia. Spesso i termini di questi accordi, specie quando riguardano grandi personalità dello star-system, rimangono oscuri al grande pubblico, eppure da più di 50 anni questo tipo di accordi funzionano a meraviglia. Basti pensare ai 170 articoli del contratto prematrimoniale che legò Jacqueline Kennedy ad Aristotele Onassis nel 1968. Per Jacqueline erano previsti 20 milioni di dollari di anticipo, prima del fatidico sì e un risarcimento di 9,6 milioni di dollari in caso di tradimento, divorzio o morte del marito. Tutto era regolato a monte, anche il sesso: non meno di una volta al mese, non più di tre. Al confronto, le poche condizioni dettate dalla mafia nel “papello” erano una cosa molto naif …

Terremoto: ogni qualvolta vengono arrestati decine di mafiosi con una grossa operazione di polizia, i giornali descrivono questo successo per lo Stato come “un terremoto” o un “terremoto giudiziario” o nei casi più eclatanti un “terremoto politico-giudiziario”. Quasi sempre ci ritroviamo a che fare con un “mafia in ginocchio”. Che poi puntualmente si rialza nel silenzio generale, dopo aver terminato quella che è la sua preghiera, il suo momento di meditazione. E così, i terremoti si succedono l’uno dopo l’altro, come se la lotta alla mafia fosse solo una questione di numeri…

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Ciucci-Style, l’uomo del Ponte (+ Pizzino n.2)

A ponte sullo stretto

L’Ingegno Italico ha primeggiato ancora una volta. Oggi, mercoledì 10 luglio 2015, tutti gli Italiani, di cielo, di terra e di mare, possono dirsi fieri di trovarsi “A Ponte sullo Stretto” e per questa l47esima inaugurazione siamo certi che la pietra riuscirà finalmente a mettersi in posa. Per fare Grandi Opere ci vogliono Grandi Tasse e ora come allora noi ci giochiamo tutto sul prestigio. Esattamente 10 anni fa Vi invitammo a destinare l’otto per mille a questo nuovo tabernacolo: oggi la vostra Grande Fede vi ha premiato. Al primo rullare delle betoniere anche gli Oppositori più incalliti smettevano di remare contro: saldi come piloni e cementificati dalla fede, si immolavano alla causa facendoci risparmiare financo sui materiali. E se dovesse crollare lo daremo in subaffitto agli abitanti di Atlantide. Il popolo va preso per il popo’…(applausi)

Patrocinato dall’Associazione Temporanea di Imprese

Pila. e. Ponte. (Pilastrati per il Ponte)

da “Pizzino”, n.2, giugno 2005

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P.s.: Complimenti vivissimi a Pietro Ciucci, futuro ex direttore dell’Anas. Ce l’ha fatta a passare alla storia come “l’Uomo del Ponte”. No, non proprio il ponte sullo Stretto, che ha promosso per 12 anni (2002-2013) come Amministratore delegato della costosissima “Società Stretto di Messina”, ma piuttosto per i crolli del ponte “Scorciavacche” sulla Palermo-Agrigento a poco più di una settimana dall’inaugurazione o del recente cedimento di un pilone del ponte “Himera” sull’autostrada Palermo-Catania.

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I Love Jobs Act! Tutele crescenti per De Gennaro

Molti italiani non avevano capito bene cosa significasse il contratto a tutele crescenti. In tanti hanno dubitato, me compreso, credendo che fosse l’ennesima presa per i fondelli nei confronti dei lavoratori. Adesso anche la Cgil dovrà ricredersi. Un onesto lavoratore non potrà più essere messo alla porta per il capriccio di un Orfini qualsiasi.

Il caso di Gianni De Gennaro è esemplare. Intanto perché è la dimostrazione vivente che il posto fisso è una chimera d’altri tempi. Nella vita può capitare a tutti di cominciare una carriera come capo della polizia e poi continuare come presidente di Finmeccanicca e poi chissà cos’altro, magari astronauta o esperto di campi gravitazionali.

Lo dice il mercato del lavoro: bisogna essere pronti a tutto, accettare di tutto, perché il pane non lo regala nessuno. Chi lo sa, magari seguendo la stessa regola il prossimo capo della polizia potrebbe essere Fabio Fazio, o il panettiere sotto casa, o forse proprio tu che leggi queste righe. Pensa che figata! Volante uno a volante due: accendere le luci, riscaldare i manganelli, stracatafottere i manifestanti. E vaiiiiiii.

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Frammenti di un discorso antimafioso (RS)

Racket: sport di squadra ispirato al cricket diffusosi originariamente nel sud Italia e poi esportato verso il nord e in tutte le “Little Italy” del mondo. Anche nel racket si utilizzano mazze e guantoni, ma questi ultimi non sono indispensabili perché i giocatori amano esercitarsi con le mani nude. Tuttavia, si ricorre all’utilizzo dei guanti quando si lanciano palle esplosive verso avversari -che chiameremo “venditori” o “esercenti”- riottosi che si chiudono a saracinesca o quando si ricorre all’uso del super attack per incollare gli esercenti alle loro postazioni, ritardando così i loro movimenti di apertura. Non bisogna dimenticare infatti che lo “Spirito del Gioco” nel racket, così come nel cricket, viene prima di ogni altra cosa. E l’uso dei guanti rientra in questo “Spirito” perché permette alla squadra di sentirsi sempre protagonista ed elimina alla radice possibili problemi di narcisismo di uno dei giocatori che, lasciando le sue impronte, potrebbe essere acclamato dai sostenitori come beniamino della formazione. Dall’altro lato, in risposta ai battitori, i venditori raramente si lamentano con l’arbitro anche quando l’azione non è esattamente “pulita” sotto il profilo tecnico e cercano di regolare il gioco con un libero accordo tra i capitani. Accordo che talvolta è preventivo e in questi casi il battitore viene cercato dal venditore prima ancora che la partita cominci. Il fair play è dunque indispensabile, soprattutto quando si giocano partite che possono durare giorni e giorni…

Retorica: “le parole sono pietre”, diceva Carlo Levi, ma soprattutto sono a gratis. Non costano niente e vengono dimenticate facilmente. Facciamo a chi la spara più grossa?…

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Schifo: c’era una volta un uomo che tuonò: “la mafia fa schifo”. Parole forti e dirette, che sembravano uscite dalla coscienza martoriata di un pentito, di un uomo che conosce bene il fenomeno e che se ne dissocia. Invece erano le parole di un uomo libero e potente, che aveva un’intera regione a i suoi piedi, e quella frase, stampata su mille e mille manifesti, ricoprì tutti i muri di Palermo …

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Frammenti di un discorso antimafioso (PQ)

Professionisti: “Dove sta Scià-Scià? Uh, madonna mia”. Stupisce il fatto che nell’Italia delle corporazioni, non sia stato ancora fondato l’albo dei professionisti dell’antimafia, con tanto di frase di rito: “Ha bisogno della fattura o preferisce uno sconticino?” E intanto, molti dei professionisti iscritti negli albi professionali (medici, ingegneri, architetti…), continuano ad esercitare la professione nonostante siano stati coinvolti in vicende di mafia o vicende che hanno lasciato ben più di qualche macchia sulla “specchiata condotta morale” richiesta a parole dagli albi professionali ai loro iscritti…

Premio antimafia: fa curriculum. Qualcuno dovrebbe dirlo a Raoul Bova per il premio ricevuto dal comune di Villabate e ideato dal pentito di mafia Francesco Campanella, quand’era presidente del consiglio comunale. Bova chiaramente non sapeva chi e con quale finalità avesse organizzato quel premio, pensava solo che la “società civile” gli era riconoscente per aver interpretato il personaggio del capitano Ultimo in una serie televisiva. L’ottimismo alle volte non ha limiti! Chi aveva organizzato il premio invece sapeva benissimo quello che voleva

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Quarantuno bis: autobus circolante a Palermo a partire dai primi anni 90, con 180 passeggeri in media, solo 120 in più del massimo consentito, con il tetto che faceva acqua, con i finestrini che non si chiudevano, con i passeggeri che entravano ed uscivano da ogni lato e pressavano gli occupanti più delle sardine, con vecchi bavosi che palpeggiavano le ragazzine e scippatori professionisti in servizio permanente, con le sedie unte di fritto di panelle e un tappeto di immondizia che oscurava il fondo, con aria forzata arricchita da un retrogusto pubico-ascellare e con l’autista che accelerava e frenava e sterzava e riaccelerava con la stessa grinta di un pilota di rally. Il capolinea del 41 bis era al Grand Hotel Ucciardone, che fino ad allora era stato un punto di riferimento assoluto in città per quanto riguarda il senso dell’accoglienza e il confort riservato agli ospiti per la loro villeggiatura. In qualche modo, il Grand Hotel Ucciardone è stato il precursore dei centri benessere, la qualità del servizio in camera

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